Supercamera e potere |Tutti i retroscena dell’inchiesta

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21 Febbraio 2017, 10:47

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CATANIA – Prima si lavora e poi si comunica. Dalla Procura di Catania non trapela nulla sulla maxi inchiesta della Camera di Commercio del Sud Est che ha rovinato il primo weekend di carnevale a personaggi politici, funzionari pubblici e imprenditori catanesi. Quello che è sicuro è che i due filoni investigativi (accorpamento e nomine Sac) inseriti nello stesso procedimento sono a un punto cruciale. La notifica, la seconda in pochi giorni, dell’avviso di conclusione indagine potrebbe arrivare entro marzo. Da più parti si manifesta massima “fiducia nell’operato della magistratura”, in primis il sindaco Enzo Bianco. Una fiducia fondata dalla serenità di avere agito nella massima correttezza. Specialmente per quanto concerne la scelta di Ornella Laneri, la manager dello Sheraton, come Ad della Sac la scorsa estate. Per il difensore del primo cittadino di Catania, il professor Giovanni Grasso non ci sono le basi per prospettare il reato di abuso d’ufficio. Argomenti che saranno al centro della seconda fase procedurale dell’inchiesta che dopo il trasferimento a Caltanissetta di Pasquale Pacifico è stata affidata al sostituto Andrea Ursino. Ma il fascicolo è sotto la personale attenzione del procuratore Carmelo Zuccaro.

E’ il 30 dicembre 2015 quando il ciclone investigativo investe la Camera di Commercio di Catania. In via dei Cappuccini si presentano i poliziotti della Sezione Reati contro la Pubblica Amministrazione della Squadra Mobile diretta da Antonio Salvago che acquisiscono una ingente mole di documenti riguardanti gli atti dell’iter per la procedura di accorpamento. Al centro degli accertamenti della Procura le anomalie e i numeri lievitati sul numero di iscrizioni di alcune associazioni di categoria, i cui presidenti sono finiti sotto indagine. Come Riccardo Galimberti, numero 1 di Confcommercio Catania accusato di falso che oggi in una nota si dice “sicuro della regolarità dell’operato e chiederà di essere ascoltato dalla magistratura”. Coinvolti anche i rappresentanti di Fapi, Euromed e Cidec. Ad essere iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio sin dal primo momento è stato Alfio Pagliaro, commissario per l’iter di accorpamento. Due dipendenti della Camera di Commercio sono finiti sotto inchiesta: Stefano Alì (coordinamento informatico) e Giovanni Brafa Musicoro (Segreteria generale).

Un polverone di esposti, conferenze stampa, botta e risposta a suon di comunicati che ha al centro il controllo dell’aeroporto di Catania. Uno scalo tra i primi d’Italia e anche d’Europa, un centro di potere che né Pietro Agen (Confcommercio) e né Ivan Lo Bello (Confindustria) vogliono farsi scappare. Mentre si consuma questa guerra al massacro arriva questa estate la questione del rinnovo dei vertici della Sac, la società che gestisce Fontanarossa. Due giorni prima dell’assemblea dei soci, quando sembrano tutti convergere su Nico Torrisi (attuale Ad della Sac) spunta a sorpresa il nome di Ornella Laneri, “suggerito” dall’assessore Mariella Lo Bello e da Rosario Crocetta. La Procura alza le antenne. Pietro Agen avverte: “La manager non ha i requisiti per poter ricoprire l’incarico”. Giannone della Camera di Commercio di Ragusa lo fa mettere a verbale prima dell’infuocata votazione. Ma i quattro commissari regionali (tutti indagati per abuso d’ufficio) e il sindaco Enzo Bianco (anche lui colpito dall’inchiesta) scelgono di seguire l’indirizzo politico del governatore e votano per Ornella Laneri. Puntuale a settembre arriva la “sentenza” dei Sindaci che conferma la mancanza dei requisiti. Per la magistratura i cinque, e anche la Laneri (indagata), sarebbero stati consapevoli di aver nominato una persona senza “i numeri” previsti dallo Statuto della Sac. Ci sarebbero brogliacci di intercettazioni che confermerebbero questa “consapevolezza”.

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Ma la vicenda delle nomine Sac è solo la parte marginale del fascicolo. E’ l’iter di accorpamento il nodo centrale dell’inchiesta. Gli accertamenti avrebbero portato a scoprire dati gonfiati ad hoc e chi ha letto bene tutti i faldoni dell’inchiesta dice che nessuno ne esce così pulito. Ma bisognerà attendere il secondo step, quando tutti gli indagati (sarebbero 14) saranno ascoltati e sarà valutata ogni posizione. A quel punto la Procura trarrà le conclusione e deciderà quale direzione intraprendere: archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio.

 

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21 Febbraio 2017, 10:47

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