Susinni e Monforte, ascesa |e caduta dei feudatari di Mascali

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12 Dicembre 2013, 06:00

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MASCALI. E’ un legame stretto come un cappio quello che unisce la città di Mascali ad uno dei suoi figli più illustri, l’onorevole Biagio Susinni. Le vicende più tormentate del comune ionico, che ha subito in poco più di vent’anni l’onta di due commissariamenti per mafia, sono legate al suo nome. La sua scalata politica inizia a metà degli anni ’70 con la prima elezione al consiglio comunale. Da quel momento l’uomo, divenuto presto simbolo di uno sviluppo edilizio tanto rapido quanto spregiudicato, ricopre le cariche di assessore ai lavori pubblici e di vice sindaco. Ma la definitiva ascesa si compie il 14 marzo 1987, quando in seguito alle dimissioni dell’onorevole Salvatore Grillo Morassutti, candidato e poi eletto alla Camera dei Deputati, Susinni approda all’Ars come primo dei non eletti nelle fila del Partito repubblicano italiano.

Un anno dopo diventa il primo cittadino del comune di Mascali ed il suo indiscusso feudatario. Nel ’91 iniziano i primi guai giudiziari. Il 15 marzo di quell’anno Susinni viene raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per abuso d’ufficio continuato. Resta in cella poco tempo, viene rilasciato su libertà provvisoria. Nemmeno la vicenda giudiziaria riesce però a scalfire la sua leadership, anzi lo rafforza. A fine marzo Susinni presenta in consiglio comunale una lettera di dimissioni da sindaco ma ad aprile, nella successiva seduta consiliare, viene rieletto quasi all’unanimità primo cittadino. Se il Pri lo condanna, espellendolo poco dopo dal partito, la città lo consacra. A maggio, dopo aver fondato il Movimento Repubblicano, ottiene 13.361 preferenze, ben il 70, 67% rispetto ai complessivi 18.905 di lista, e torna prepotentemente ad occupare uno scranno dell’Assemblea regionale siciliana. Il 9 giugno del 1992, però, a seguito delle numerose inchieste giudiziarie che lo hanno coinvolto in prima persona, arriva il primo commissariamento per mafia del comune di Mascali.

Susinni resta deputato ma non riesce a concludere la legislatura. A fine ’94, dopo la sentenza di condanna definitiva della Cassazione, decade. Sembra essere giunta la sua fine politica ma la città di Mascali, affetta da sindrome di Stoccolma, in realtà non riuscirà mai ad affrancarsi dal suo “carisma”. Ma se Mascali non può fare a meno di Susinni, quest’ultimo, mai sposato e senza figli, non può fare a meno della politica. Susinni apparentemente scompare dalla vita pubblica, ma in realtà continuerà a tessere le fila della politica cittadina, oliando dal suo interno tutti gli ingranaggi. Il 19 aprile del 2000 con Ordine di esecuzione emesso dalla Procura Generale di Catania, viene affidato ai servizi sociali per espiare la pena residua di 9 mesi e 5 giorni di reclusione. Li sconterà all’interno della biblioteca comunale di Giarre.

Otto anni dopo torna prepotentemente alla ribalta, candidandosi contemporaneamente alle amministrative comunali, come sindaco e consigliere, e alle provinciali nella lista “Castiglione Presidente”. Pur non eletto in nessuna delle competizioni, Susinni diventa determinante al ballottaggio per l’elezione a sindaco di Filippo Monforte. Nonostante i 18 voti ottenuti da candidato consigliere, nella seduta d’insediamento del civico consesso mascalese succede l’imprevedibile. Susinni diventa prima consigliere comunale, dopo la surroga contemporanea di ben sei consiglieri della “sua” lista, e poi presidente del civico consesso. Un episodio che non passa inosservato alla Prefettura di Catania che, dopo i numerosi esposti giunti per denunciare ulteriori gravi irregolarità della vita amministrativa mascalese, dispone il 29 novembre del 2012 l’accesso presso il comune. Susinni li precede, rassegnando appena tre giorni prima le sue dimissioni da consigliere comunale. Poco più di una settimana dopo, mentre uomini della Dia mettono a soqquadro gli uffici comunali, altri undici consiglieri si dimettono, facendo decadere l’intero organo consiliare. Tre mesi dopo, la relazione della commissione d’indagine porta al secondo scioglimento per mafia del comune ionico.

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L’operazione “Town hall”, condotta all’alba di martedì dai carabinieri della Compagnia di Giarre, lo rispedisce in carcere con le accuse di concorso in corruzione continuata e aggravata per aver agevolato gli interessi economici del clan Laudani, di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta e di millantato credito.

Tra gli altri nove soggetti raggiunti da ordinanza di custodia cautelare c’è anche l’ex sindaco di Mascali Filippo Monforte, il cui destino sembra legato a doppio filo con quello di Susinni. Rappresentante mascalese della corrente Drago della Democrazia Cristiana, Monforte approda in consiglio più o meno negli stessi anni dell’onorevole. Il rapporto tra i due si consolida a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Nel ’91 anche lui, da assessore della giunta Susinni, viene arrestato. A differenza del suo sodale, però, in seguito al primo scioglimento del comune Monforte si allontana per oltre 15 anni dalla vita politica. Fino al 2008 quando, sostenuto da tre liste civiche, viene eletto sindaco del comune ionico. A gennaio l’inchiesta “Nuova Ionia” lo vede nuovamente indagato con l’accusa di corruzione aggravata in concorso. Domani il gup di Catania deciderà sul suo rinvio a giudizio.

Per 30 anni la politica mascalese non è riuscita a fare a meno, nonostante le infinite vicissitudini giudiziarie, di Susinni e di Monforte. Due personalità diverse per indole e carattere ma accomunate dallo stesso destino. Monforte, all’indomani del secondo commissariamento per mafia, aveva annunciato la sua definitiva uscita di scena. Il capolinea politico sembra a questo punto arrivato anche per Susinni, se non altro per ragioni anagrafiche. A meno di un nuovo colpo di teatro.

 

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12 Dicembre 2013, 06:00

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