17 Novembre 2016, 06:14
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CATANIA – Sono gli investigatori della Squadra Mobile Sebastiano Cassisi e Gaetano Buffo i protagonisti dell’udienza del processo (stralcio ordinario) che vede alla sbarra il capomafia Nuccio Mazzei e i componenti della cellula dei Carcagnusi a Lineri capeggiati – secondo la ricostruzione dell’accusa – da Costantino Grasso. L’operazione, denominata Enigma, svelò gli affari illeciti “gestiti” dalla squadra della frazione misterbianchese dei Mazzei. Estorsioni, riscossione crediti e droga sarebbero state le “specializzazioni” criminali del gruppo.
Un’udienza affollata quella che si è svolta nell’aula dedicata al compianto avvocato Famà davanti al collegio giudicante presieduto da Maria Pia Urso. Molti i parenti degli imputati che hanno assistito al controesame dell’ispettore Cassisi che ha risposto alle domande dei difensori. Al centro del dibattimento il “famoso” block notes “sequestrato a casa di Costantino Grasso dalla Narcotici”- spiega Cassisi. Il fogliettino, considerato una sorta di libro mastro del pizzo, ha dato avvio all’indagine della Squadra Mobile. Intercettazioni, pedinamenti, localizzatori Gps: la polizia utilizza ogni strumento investigativo tradizionale per ricostruire i “movimenti” del gruppo criminale.
In una delle immagini acquisite agli atti del processo si vede Giuseppe D’Agostino ritirare una busta da una delle presunte vittime. Il difensore, l’avvocato Maria Michela Trovato, chiede a Cassisi se sia mai stato verificato il contenuto di quella busta. “Non è stato fermato in flagranza” – risponde l’ispettore che sollecitato dagli altri difensori racconta anche delle frequenti visite di Domenico Grasso, un altro imputato, a casa di Costantino Grasso. Abitazione monitorata dalla polizia. “Dopo ogni estorsione gli esattori andavano sempre da Grasso” – aggiunge l’investigatore Buffo. L’esame di Cassisi termina con una richiesta di precisazione da parte dell’accusa: Rocco Liguori, in riferimento alle domande dell’avvocato Francesco Marcese (difensore di Salvatore Cosentino e Giovanni Papa) chiede se per il processo dell’arresto in flagranza di Giovanni Papa, concluso con un’assoluzione dall’accusa di estorsione, erano state utilizzate le risultanze investigative che poi sono finite nell’informativa dell’inchiesta Enigma. “Non sono state utilizzate perchè erano oggetto di indagine coperte dal segreto istruttorio” – afferma il poliziotto della Squadra Mobile.
Non solo estorsioni, i Mazzei di Lineri si sarebbero dedicati anche allo smercio di stupefacenti. L’ispettore Gaetano Buffo della Squadra Mobile – rispondendo alle domande del pm Liguori – ha fornito dettagli su questo particolare filone dell’inchiesta. Al centro dell’esame l’arresto dell’imputato Alfio Grazioso: dopo un’attenta perquisizione furono trovati 8 chili di marijuana e un fucile a canne mozze. “Grazie all’ascolto delle conversazioni, che sono state purificate dal linguaggio criptico, siamo riusciti a ricostruire la data dell’acquisto dello stupefacente”- racconta Buffo. E’ aprile del 2013. La droga sequestrata sarebbe stata acquistata a credito da alcuni esponenti dei Cappello Bonaccorsi, in particolare Guido Acciarito e Gaetano Bellia (coinvolto nell’inchiesta Revenge 5 che ha decapitato il gruppo mafioso dei Carateddi e che ha patteggiato la pena per questo procedimento). Il sequestro provoca tensioni per il pagamento della marijuana. La polizia monitora due particolari incontri a maggio e agosto del 2013: i “Carateddi” avrebbero chiesto conto e ragione a Carmelo Di Mauro (detto Melo Ciociu) del debito sulla fornitura di stupefacenti.
Nel corso della prossima udienza continuerà l’esame dei testi dell’accusa: saranno ascoltati i collaboratori di giustizia e saranno citati anche alcune delle vittime di estorsione. Per la cronaca, il processo abbreviato si è concluso con una condanna e due assoluzioni.
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17 Novembre 2016, 06:14