12 Dicembre 2017, 21:29
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CATANIA – Risiede nel terzo settore la chiave per rilanciare lo sviluppo economico in Sicilia. Si tratta di enti, organismi e imprese che si uniscono per finalità di mero carattere sociale. È una cosa che si può fare e ne sono appieno convinti i maggiori rappresentanti del mondo universitario e delle imprese che – in occasione di un incontro svoltosi nell’aula magna del palazzo centrale dell’Università degli Studi di Catania -hanno sottolineato le potenzialità della riforma e le ipotesi di sinergie. A partire dal pro rettore dell’Ateneo di Catania, Giancarlo Magnano San Lio, che ha evidenziato la “necessità per gli atenei italiani di uscire dalle aule e incontrare il territorio, collaborando con le forze produttive. Solo così si potrà essere in grado di favorire, in maniera sinergica, lo sviluppo delle varie regioni”.
Il convegno dal titolo “La sinergia fra l’Università e il terzo settore per lo sviluppo sociale ed economico”, è stato organizzato dall’ateneo catanese insieme alla Fondazione Cavaliere Francesco Condorelli e ha visto la partecipazione – oltre a quella di Giuseppe Condorelli, presidente della fondazione nonché a capo dell’industria dolciaria di Belpasso – anche di Antonio Pogliese, componente del consiglio d’amministrazione dell’Università di Catania, che ha illustrato “Le convenzioni con l’Università per la diffusione delle conoscenze”. “La conoscenza e la formazione sono una pre condizione per fare qualsiasi tipo di attività – avverte Pogliese – si potrebbe anche affermare che sia un’esigenza sociale. Il trasferimento dei saperi acquisiti con la ricerca nel territorio è indispensabile”. Secondo l’economista siamo vicini alla quarta rivoluzione industriale, ma la Sicilia sud orientale “non si trova nella migliore delle condizioni per destinare risorse nell’ambito della ricerca industriale. Nella nostra Regione c’è una prevalenza del settore alimentare e poi quello della logistica, ma entrambi soggiacciono alle regole del mercato. E’ necessario adeguarsi tuttavia non si hanno le risorse da destinare alla ricerca. Dall’altro lato abbiamo però – suggerisce Pogliese – l’Università di Catania , che può contribuire ad ovviare a questa problema. Mettiamo insieme questo due cose, tramite un accordo di collaborazione che consiste in un finanziamento destinato per due anni ai giovani. L’Università nell’ambito del terzo settore trasferisce il sapere attraverso le convenzioni e altre iniziative”. Il progetto delineato da Pogliese, sarà poi vagliato da un comitato paritetico composto da componenti dell’Università e delle imprese.
Un punto sul quale concorda pienamente anche Giuseppe Condorelli. “I rapporti fra l’università e le imprese di Catania sono di vitale importanza. Le sinergie sono l’inizio per concretizzare quella missione che guarda nella direzione dello sviluppo socio economico. Crediamo che la nostra fondazione, fortemente voluta per ricordare mio padre, possa fungere di aiuto per lo sviluppo economico della città. vogliamo interagire e collaborare con territorio. Da una sinergia con il mondo economico possiamo ottenere vantaggi reciproci. La convezione fra Università e terzo settore permetterebbe una migliore valorizzazione del territorio. La Sicilia è infatti una terra che produce eccellenza. Il Made in sicily è una regione. Iil Made in Sicily, dopo anni di pessima pubblicità legata alle tristi vicende inerenti la criminalità organizzata, sia oggi un marchio di alta riconoscibilità in tutto il mondo, una sorta di certificazione di garanzia a tutela di prodotti realmente top quality”.
Intervenuto anche Giacomo Pignataro, ordinario di Scienze delle finanze, già rettore dell’ateneo che ha notato come “la semplice firma di una convenzione locale possa essere spunto per riflettere su questioni generali di una certa importanza. La politica non è più forte come un tempo, serve quindi un profondo ripensamento, a partire da due termini sempre più rilevanti: solidarietà e sussidiarietà”.
“La riforma del terzo settore – ha sottolineato Giovanni Di Rosa, ordinario di Diritto civile – è un tema strategico dal punto di vista sociale ed economico, considerando anche come sul piatto della riforma vi siano ben 325 milioni di euro”.
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12 Dicembre 2017, 21:29