Sviluppo e zona industriale |Musumeci: “Irsap, uno stipendificio”

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12 Aprile 2018, 14:16

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CATANIA – C’erano consapevolezza e responsabilità nelle parole pronunciate quest’oggi dal presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci durante l’incontro avvenuto nella sede di Confindustria a Catania. Al centro del confronto – che ha visto la partecipazione oltre a quella dal presidente vicario Antonello Biriaco e del presidente di Sicindustria, Giuseppe Catanzaro di numerosi imprenditori, non potevano che esserci i temi della crescita e dello sviluppo. Argomenti spinosi che Catania come al sud richiedono risposte immediate. “Non è un problema di risorse: le abbiamo. E neppure di strategie. È un problema invece di mancata applicazione di un apparato regolamentare” – ha detto Musumeci rispondendo alle tante problematiche illustrate da Biriaco e Catanzaro.

A cominciare dalla zona industriale di Catania che attualmente rappresenta forse l’esempio più emblematico di una crisi che da qualche anno soffoca le imprese. “Concepita come cittadella dell’industria, 200 ettari di terreni utilizzabili e dove si sono insediate oltre 250 imprese con 10 mila addetti versa oggi nel degrado e sconta oggi la pesantezza assenza di un intervento pubblico pianificato“, ha affermato Biriaco. E poi c’è il caso Irsap, (istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività produttive), “ente che avrebbe dovuto garantire un’amministrazione più snella ed efficace delle aree industriali, quando invece è da considerarsi purtroppo fallimentare”, ha continuato Biriaco.

“Zona Industriale e Irsap – ha risposto Musumeci – sono il risultato di una governance che non c’è più ed esito di una norma incerta e carente. L’Irsap è oggi solo uno stipendificio che non ha prodotto nulla. Di fronte a questo bisogna chiedersi se serve applicare la legge o cambiarla”. Ed proprio sulla necessità di avviare un percorso di cambiamento che il presidente Musumeci si è soffermato senza troppe ipocrisie.

“Sono all’ultima stagione politica della mia vita – ha affermato  Non devo rincorrere il consenso acquistato, quello si costruisce giorno per giorno. Non ho intenzione di ricandidarmi fra cinque anni. Il mio obiettivo quando mi sono insediato era quello di iniziare la fare le riforme. Io posso limitarmi a proporle, ma queste devono poi essere approvate dal parlamento. E ho capito che la stagione delle riforme in Sicilia non la vuole nessuno”, chiosa. Chiaro il riferimento alle difficoltà attraversate in parlamento dove Musumeci non gode attualmente dell’appoggio della maggioranza. “Questa legge elettorale – ha aggiunto – non permette ad un presidente di avere una maggioranza stabile. Trovo muro ogni qual volta si tenta di metter in campo riformate finalizzate a ridurre gli sprechi o a cancellare enti inutili, che costano solo denaro pubblico. Io non mi lascerò piegare o condizionare da nessuno, sono disposto a chiudere le riforme e ad andare a casa”, ha precisato.

E le riflessioni di Musumeci appaiono ancora una volta avulse dalla retorica. “Tutto ciò potrebbe portare a pensare che questa sia una terra irredimibile, ma ho il dovere di essere ottimista. Mi trovo ogni giorno di fronte a dei muri. I poteri della conservazione si trovano uniti di fronte al cambiamento. Se siamo l’ultima regione d’Italia e fra le ultime di Europa è evidente che quanto fatto finora ha avuto esiti devastanti. Gli imprenditori sono il tessuto produttivo, sono coloro che hanno il coraggio di affrontare una pressione fiscale che poche altre regioni di Europa conoscono. Sono accanto a loro e agli imprenditori che ogni giorno trovano il coraggio di andare in azienda. Nessuno qui ha la bacchetta magica, conosco miei limiti. Datemi atto della mia onestà intellettuale e autotomia. Ho scelto di voler governare qui. Il mio dovere è perseguire il giusto, mettendoci la faccia”.

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Il presidente evidenzia inoltre le difficoltà economiche finanziare che la Regione affronta dopo anni di gestioni spensierate. “Quando parlo di riforme guardo alle fasce povere e alle imprese. Purtroppo fino a oggi si è considerato il denaro pubblico come una fonte di ricchezza. Ecco perché abbiamo 45 mila persone che lavorano da precari e 13 mila dipendenti che vivono col denaro pubblico, perché prima alla Regione si poteva entrare con una semplice telefonata o un biglietto”. E mette sul piatto qualche cifra: “Attualmente 820 milioni di euro servono solo per il personale. La Regione è indebitata per oltre 8 miliardi. Lavorando al bilancio ci siamo accorti per esempio che solo in Sicilia abbiamo oltre 12 mila disabili gravissimi per i quali servono 220 milioni. Anche se a me sembrano un po’ troppi. Lavoreremo anche per sciogliere tali dubbi. Ma intanto queste somme da destinare riducono la possibilità di investire negli altri settori”.

Il confronto si è poi concentrato sulle potenzialità delle Zes (zone economiche speciali) previste dal decreto resto al sud “che sono un’opportunità – ha ribadito Musumeci – . In altre parte di Europa hanno dato ottimi risultati, in Italia non è successo perché è mancato un intervento del governo”.

Insomma, Musumeci ha scelto di tenersi ben lontano dal rischio di creare illusioni ai tanti imprenditori presenti oggi. Il suo discorso si è però chiuso con una promessa: “Passata la stagione del bilancio affronteremo questi temi. Il mio obiettivo sarebbe ottenere la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi, è un sogno per una comunità che ha pagato a caro prezzo un sistema sbagliato. Voglio lavorare per consegnare nelle mani del prossimo governatore una terra normale. E mi batterò fianco a fianco delle organizzazioni di categoria. Non basta essere liberi ma anche essere efficiente e io voglio misurare la mia efficienza attraverso il vostro giudizio. Sono disposto a incontrarvi periodicamente per confrontarci su quanto fatto”.

 

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12 Aprile 2018, 14:16

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