04 Ottobre 2014, 17:38
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PALERMO – Allarme rosso a Sviluppo Italia Sicilia. La società regionale che dovrebbe essere tra quelle strategiche scelte dal governo per la fase due delle partecipate naviga secondo i sindacati in cattive acque. E desta più di una preoccupazione tra i lavoratori per il suo futuro.
L’ultima novità è quella delle dimissioni di Vincenzo Paradiso, direttore della società e in passato amministratore delegato, ai vertici di Sviluppo Italia Sicilia nelle due diverse vesti ormai da più di un decennio. A quanto si apprende, Paradiso avrebbe rassegnato nei giorni scorsi le sue dimissioni al cda (che non si sarebbe ancora espresso al riguardo), presieduto da Carmelina Volpe, che è stata scelta nei mesi scorsi da Rosario Crocetta. Cda che ha registrato nelle scorse settimane un’uscita, quella di Grazia Terranova, già nel gabinetto di Crocetta, scelta dal governo per dirigere l’ufficio regionale che vigila sulle partecipate (e che quindi dovrà vagliare anche il bilancio e i contratti autorizzati dal cda di cui la stessa Terranova faceva parte). Altra defezione recente è quella di Agata Rubino, del collegio dei revisori. Dovrebbe occuparsene un’assemblea già convocata per la settimana prossima.
Il tutto è maturato proprio mentre i sindacati confederali consegnavano alla Volpe una lettera in cui manifestavano l’allarme per la situazione in cui versa la società. “Le scriventi ritengono che la situazione attuale in cui versa la società – si legge nella lettera – sia di una gravità tale da porre fortissimamente a rischio il futuro di Sviluppo Italia Sicilia e con esso quello dei suoi lavoratori, in assenza di un piano credibile e di immediata esecuzione mirato alla riduzione e progressiva estinzione della preoccupante esposizione debitoria nei confronti dei terzi creditori e dei propri dipendenti e al riposizionamento strategico e al rilancio operativo della società”.
La situazione debitoria a cui fanno riferimento i sindacati si traduce in un milione di euro di debiti verso fornitori e in debiti per circa 90 mila euro verso i dipendenti “per mancato versamento di TFR, contributi obbligatori e facoltativi al fondo di previdenza complementare” (e c’è anche un ritardo nel pagamento della 14esima e dei buoni pasto negli ultimi mesi).
I sindacati in particolare si soffermano su un problema, ossia l’intendimento della Regione, socio unico, di utilizzare la società per l’affidamento in house dell’assistenza tecnica, soprattutto per l’utilizzo dei fondi europei. Una strada che fin qui si è mostrata quanto meno impervia. “La specializzazione, avviata negli ultimi anni, della società sull’assistenza tecnica affidata secondo il regime dell’in-house providing, ipotesi prospettata a più riprese dal Socio come soluzione risolutiva – scrivono le segreterie confederali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl –, oltre ad essere in contrasto con le intenzioni dichiarate dal management (incontro sindacale del 10 febbraio), risulta tecnicamente, giuridicamente ed economicamente impraticabile e rappresenta la causa principale dell’attuale considerevole scostamento tra previsioni e consuntivi”.
La società, scrivono i sindacati, ha registrato perdite negli ultimi tre esercizi: per circa mezzo milione nel 2011, per oltre due milioni e mezzo nel 2012 e per 1.868.482 euro nel 2013, Anche il 2014 secondo i sindacati chiuderà con un ulteriore perdita stimabile tra 1 e 1,5 milioni di euro. Le somme che mancano per la quadratura dei conti secondo i sindacati sarebbero proprio quelle dovute al mancato affidamento da parte dell’amministrazione regionale di nuovi contratti (sia di assistenza tecnica sia come gestore concessionario) previsti nel piano industriale approvato dalla stessa Regione. Criticità sono emerse anche sulla commessa relativa all’assistenza tecnica del Psr. Dopo oltre un anno di trattative solo nel mese di luglio è stato firmato il contratto di assistenza tecnica al Po Fesr con il dipartimento programmazione che però prevede l’impiego solo di cinque unità di personale.
In generale, i sindacati contestano l’idea, più volte ribadita dal presidente della Regione, di affidare in house l’assistenza tecnica a Sviluppo Italia. “La Corte dei Conti Europea – ricordano tra l’altro – ha recentemente contestato alla Regione Siciliana l’affidamento dell’assistenza tecnica in-house sul PSR su 19 punti tra i quali, quello della carenza di una preventiva valutazione di offerte tecnico-economiche comparative”.
Il personale di Sviluppo Italia Sicilia continua a essere inquadrato con il contratto dei bancari. I sindacati chiedono che questo sia mantenuto (“è strettamente funzionale alla mission della società ed in particolare alle attività di erogazione”) e scrivono che “l’Amministrazione regionale, Assessorato regionale dell’agricoltura, ha dichiarato e comprovato con atto ufficiale trasmesso alla Corte dei Conti europea la convenienza economica delle tariffe giornaliere riconosciute al personale di Sviluppo Italia Sicilia rispetto al costo giornaliero delle corrispondenti qualifiche contrattuali dei dipendenti pubblici regionali redatte dal competente ufficio del personale”.
I confederali chiedono “l’immissione immediata di liquidità finalizzata a ridurre progressivamente, sino ad estinguerla, l’esposizione debitoria della Società” e una serie di misure finalizzate al rilancio dell’azienda, tra cui attrarre Sviluppo Italia Sicilia nell’alveo dell’Irfis, “così da dare vita ad un soggetto unico per le politiche a favore della creazione e dello sviluppo delle imprese”.
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04 Ottobre 2014, 17:38