22 Ottobre 2013, 06:15
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PALERMO – Le tracce genetiche di quattro persone e le immagini di una videocamera di sorveglianza. Gli investigatori stringono il cerchio attorno a chi ha ucciso Massimo Pandolfo. Quattro persone lo hanno incontrato la sera in cui venne massacrato con quaranta coltellate. Tra di loro anche una donna. La vittima li ha incrociati uno alla volta oppure erano tutti presenti al Teatro del Sole mentre l’assassino o gli assassini infierivano a colpi di pietra sul volto della vittima?
Gli esperti della scientifica dei carabinieri hanno isolato quattro differenti genotipi tra le erbacce di quel pezzo di città abbandonata ad Acqua dei Corsari, sul coltello e su una bottiglia di birra consumata la sera del delitto. Il genotipo è l’insieme di geni che compongono il Dna di un essere umano. Uno di questi appartiene ad una persona di sesso femminile. Che potrebbe avere partecipato al delitto.
Il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e il sostituto Geri Ferarra hanno chiesto l’intervento di un superperito per comparare le tracce genetiche con quelle dei tre indagati tirati in ballo dal diciassettenne reo confesso dell’omicidio. Indagati che da sempre dicono di essere vittime di un errore giudiziario. Si tratta di Fabio Oliveri, classe ’81, Fabio Mazzola, classe ’75, e Sergio Paternò, del ’90. La perizia potrebbe scagionarli e fare emergere le bugie del minorenne. Se davvero le sue sono state menzogne chi avrebbe voluto proteggere tirando in ballo persone innocenti?
Il diciassettenne gravitava attorno all’ambiente della prostituzione omosessuale. L’omicidio potrebbe essere avvenuto dopo un rapporto sessuale consumato al Teatro del Sole da sempre frequentato da persone in cerca di emozioni forti. Le immagini della telecamera di un bar hanno filmato l’arrivo dell’auto della vittima nel luogo del delitto. Macchina che fu poi ritrovata bruciata. Il minorenne, che viveva con la propria famiglia in un quartiere popolare del capoluogo, era stato rintracciato dall’analisi dei tabulati telefonici della vittima. Era sua, infatti, l’ultima chiamata ricevuta da Pandolfo il 25 aprile, giorno della scomparsa. Si era allontanato dalla casa della madre per non farvi più rientro.
Gli inquirenti sono convinti che il minore non può avere agito da solo. Difficile che Pandolfo, ex pugile dalla corporatura massiccia, potesse farsi sorprendere da un ragazzino. Ecco allora che non è escluso che Pandolfo possa essere rimasto vittima di una rapina finita in tragedia o di un agguato per un regolamento di conti. Pandolfo non navigava nell’oro, ma nei giorni precedenti al delitto parlava spesso di un affare immobiliare a cui era interessato. Si trattava della ristrutturazione di alcune palazzine nella zona del Tribunale.
E qui si innestano le immagini riprese dalla telecamera di un bar di via Messina Marine, molto frequentato e poco distante dal luogo del delitto. Quella sera di aprile tra i clienti sono stati filmati alcuni rapinatori i cui volti sono noti alle forze dell’ordine.
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22 Ottobre 2013, 06:15