Tabella H, le associazioni | chiedono un’operazione verità

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13 Maggio 2013, 22:21

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PALERMO – Gli enti socio-assistenziali dell’ex tabella H si riuniscono a Palermo. E sono i primi a chiedere il rispetto delle regole: dal censimento delle associazioni alla verifica dei rendiconti, che per legge sono obbligatori. Gli enti si riuniscono nella sede del Centro Padre Nostro di Brancaccio, per discutere i problemi del settore socio-sanitario e proporre una soluzione comune all’amministrazione regionale. Una ventina di associazioni, dai padroni di casa del Centro Padre Nostro al Banco alimentare, passando per Amnesty international e Samot onlus. Lamentano le poche attenzioni ricevute, e soprattutto le disparità di trattamento rispetto alle associazioni di altri settori. “Meritano tutti rispetto, ma agiamo in settori differenti – sottolinea Corrado Cucumento, dell’associazione Meter –. Intanto senza quei contributi noi saremo costretti a chiudere”. Il racconto del rappresentante della creatura di don Fortunato Di Noto è uno dei tanti, ma è peculiare. “Siamo accreditati al ministero dell’Interno, abbiamo 360 volontari censiti e sedi in tutta Italia: Barletta, Padova, Milano e Frosinone solo per indicare alcune realtà – prosegue Cocumento –, ma rischiamo di non avere la possibilità di portare avanti la nostra attività. Eppure c’è una evidente sperequazione delle risorse”.

La pensa allo stesso modo Francesco Ciulla del Banco delle opere di carità, una onlus la cui sede principale è a Palermo ma che può contare su un magazzino a Termini Imerese e su un altro a Catania. “Crocetta insiste sulla trasparenza, allora perché non fanno i bandi pubblici?”, si interroga Ciulla. “Altrimenti non capisco come dovremmo fare a proseguire la nostra attività. Molti di noi si sono rivolti ai politici di turno nel corso degli anni, è vero. Qual era però l’alternativa?”. Proprio il Banco delle opere di carità è una delle pochissime associazioni che aveva visto crescere il contributo riservato alle proprie attività, passato da 120mila a 192mila euro. “Collaboriamo con 520 associazioni in tutta la Sicilia – afferma Ciulla –, e serviamo circa 120mila persone. Purtroppo aggiungo, perché questo significa che la povertà è sempre più dilagante”.

Tutte le associazioni lamentano un altro disservizio. Nessuna ha infatti ricevuto ancora i contributi dell’ex tabella H dell’anno passato, quei soldi sono stati impegnati ma non stanziati. “Nel 1995 siamo stati i primi a ricevere un finanziamento della prima tabella – racconta Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro –, quando eravamo solo cinque, mentre oggi siamo più di 130”. Intanto, Liborio Milazzo del Banco alimentare spiega il senso dell’iniziativa comune: “Il nostro contributo vuole essere volto a strutturare in modo organico le attività del settore. Chiediamo a chi di dovere perché ci sono associazioni che non hanno documentato la propria attività e non hanno rendicontato quanto speso, come richiede la legge”. A fargli eco è ancora Maurizio Artale: “Quello che chiediamo è proprio il rispetto delle norme perché esistono. Si facciano i controlli previsti, invito tutti a verificare le rendicontazioni che gli enti hanno depositato presso i vari assessorati”.

Gli enti incassano pure l’apporto della Cisl, rappresentata da Lorenzo Geraci, segretario generale della Funzione pubblica. “I più deboli devono avere priorità – dichiara – e la ripartizione va fatta distinguendo i vari settori, per questo l’iniziativa ha il nostro supporto”. Dal partecipato incontro di Brancaccio emergono idee e proposte, in prima battuta la definizione di una soluzione legislativa, più rapida ed efficacie di un bando. “C’è stato un assalto alla diligenza che ha fatto salire tutti provocando danni cospicui, ora ci aspettiamo una soluzione”, conclude Liborio Milazzo.

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13 Maggio 2013, 22:21

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