“Talpe nell’indagine sul latitante”| I carabinieri si difendono

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17 Aprile 2019, 15:50

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PALERMO – I carabinieri rispondo al giudice, mentre Antonino Vaccarino sceglie di avvalersi della facoltà di non rispondere. Alfio Marco Zappalà e Giuseppe Barcellona sono i due militari arrestati con l’accusa, a vario titolo, di rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo al sistema informatico.

Barcellona avrebbe ammesso davanti al giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini di avere consegnato al suo ex superiore Zappalà – entrambi erano stati anni fa in servizio a Palermo –  il verbale con la trascrizione di una conversazione fra due personaggi legati alla mafia trapanese.

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Barcellona, in servizio al Nucleo di Castelvetrano, addetto all’ascolto e alla trascrizione nell’ambito delle indagini sulla ricerca di Matteo Messina Denaro, avrebbe ammesso la contestazione, ma non credeva ce ci fosse qualcosa di anomalo.

Le parole di Zappalà, tenente colonnello della Dia di Caltanissetta, qualora la sua versione venisse confermata, renderebbero la faccenda ancora più complicata. Zappalà ha passato la trascrizione a Vaccarino che l’avrebbe girata al boss Vincenzo Santangelo. Zappalà, invece, si sarebbe mosso perché era stato delegato dalla Procura di Caltanissetta nell’ambio delle indagini sulle stragi del ’92. Matteo Messina Denaro è  imputato davanti alla Corte di assise nissena. Una cosa sono le stragi, un’altra la ricerca del latitante, la cui competenza è della Direzione distrettuale antimafia palermitana. Zappalà non poteva avere alcuna copertura. La versione dell’ufficiale non ha convinto i magistrati.

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17 Aprile 2019, 15:50

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