22 Dicembre 2020, 14:47
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PALERMO – Gli imputati condannati sono quattro mentre per altri è stata dichiarata la prescrizione. Il processo, deciso dal Tribunale presieduto da Bruno Fasciana, riguardava un giro di tangenti al distaccamento di Bagheria del corpo forestale.
Il presunto giro di corruzione era venuto a galla mentre i poliziotti indagavano, tra il 2011 e il 2012, sui nuovi assetti mafiosi in una grossa fetta della provincia palermitana. In particolare, nella zona di Termini Imerese.
La Procura, rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, lo ha definito “un sistema con le modalità tipiche delle associazioni criminali”. Dietro il pagamento di somme di denaro i pubblici ufficiali avrebbero chiuso un occhio su abusi edilizi e reati ambientali. Da qui le accuse di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, omessa denuncia e abuso d’ufficio, una parte delle quali cancellata dalla prescrizione.
Tutto iniziò a bordo di una Bmw X3. L’imprenditore Rosario Azzarello parlava con un amico. Un tale Giacomino. Sulla macchina gli agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile avevano piazzato una microspia: “… al grosso gli dai la pastella più grossa, il piccolo fa finta che non sa niente… lo sanno tutti e due che hanno mangiato e non si infamano l’uno con l’altro”.
Queste le condanne inflitte dal Tribunale: Pietro Rammacca 3 anni e 6 mesi, Rosario Spataro 3 anni e 4 mesi, Giovanni Fontana 2 anni, Domenico Bruno 4 anni e un mese.
Non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Rosario Azzarello, Filippo Azzarello, Rosario Luigi Abbate, Maurizio Monastero, Tommaso D’India e Francesco lima. Gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Corte dei Conti per valutare i profili di danno erariale.
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22 Dicembre 2020, 14:47