18 Maggio 2015, 10:15
3 min di lettura
PALERMO – Pietro Sclafani resta in carcere: è stata accolta la richiesta del pubblico ministero Renza Cescon al termine della direttissima nei confronti dell’uomo che ieri, a Palermo, ha investito e ucciso Tania Valguarnera, la lavoratrice Almaviva morta in via Libertà dopo essere stata colpita da un furgone guidato dal titolare di alcuni panifici in città. Il pm aveva chiesto la convalida del fermo e il giudice, Daniela Vascellaro ha deciso per la detenzione in carcere. L’uomo, nel corso dell’udienza, aveva chiesto di parlare: “Sono addolorato, in questo momento penso solo alla povera ragazza”. Frasi che, secondo il difensore Ninni Reina, “non sono di circostanza”. Il legale aveva chiesto una misura “meno afflittiva del carcere”.
Nel corso dell’udienza si sono appresi tre particolari che potrebbero essere decisivi per le indagini: l’assunzione di sostanze stupefacenti da parte di Sclafani sarebbe emersa dalle analisi del sangue, ma smentita dall’esame delle urine. Secondo i periti, però, in questi casi avrebbero un peso più significativo le analisi ematiche. Secondo particolare: il folle impatto che ha tranciato la vita della giovane Tania è stato filmato dalle videocamere di un’attività commerciale. Da qui, il terzo particolare emerso stamani: dalle immagini sembrerebbe che Sclafani si sia fermato subito dopo l’impatto, ma sul punto il pm taglia corto: il tempo di sosta in via Libertà sarebbe “incompatibile” con l’azione di qualcuno che si ferma per prestare soccorso. In pratica, secondo l’accusa, Sclafani si sarebbe limitato ad accostare rapidamente sul luogo dell’omicidio, scappando subito via.
Sclafani, 49 anni, è arrivato in mattinata al Tribunale di Palermo, nel complesso che ospita il nuovo palazzo di giustizia. L’uomo deve rispondere di omicidio colposo e omissione di soccorso. Il 49enne, risultato positivo al narcotest, avrebbe prima investito la 29enne che si stava recando al lavoro nel call center Tim di via Cordova e poi si sarebbe dato alla fuga prima di essere rintracciato nei pressi di via Autonomia Siciliana. Il giudice è Daniela Vascellaro. L’accusa sarà rappresentata dal pubblico ministero di Palermo Renza Cescon. Sclafani è difeso dagli avvocati Ninni Reina e Marco Lo Giudice.
In mattinata, amici e colleghi della ragazza si sono riuniti sul luogo della tragedia. Mazzi di fiori sul tratto di marciapiede dove ieri Tania è stata travolta e uccisa. I fiori li hanno lasciati i colleghi del call center che chiedono al Comune di Palermo l’installazione di un semaforo pedonale all’incrocio tra la via Simone Cuccia e via Libertà. “Era un angelo, un’artista meravigliosa. La famiglia è distrutta. Le uniche parole della madre sono state: ha ucciso il mio angelo… deve morire – racconta una collega Rossella Stella, 40 anni, che da 12 anni lavora in Almaviva -. Chiediamo pene esemplari e l’istituzione del reato di omicidio colposo”.
I colleghi di Tania non riescono a darsi pace e come un mantra ripetono che “da anni chiedono l’installazione di un semaforo a chiamata, ma nessuno ha fatto nulla. Doveva per forza scapparci il morto?” “Questa e’ una strada maledetta – aggiunge Rossella Stella – abbiamo lanciato una petizione anni fa per chiedere l’installazione di un semaforo. Quell’uomo è sceso dalla macchina, l’ha vista e non ha fatto nulla. Una bestia… ma le bestie sono migliori”. “Tania era una ragazza meravigliosa – dice ancora la collega – si era laureata e aveva raggiunto questo traguardo pagando gli studi con il lavoro nel call center, doveva sposarsi”. Poi racconta: “Ieri eravamo in black out e eravamo affacciati alla finestra, quell’uomo è sceso dalla macchina, ha visto il corpo ed è scappato, abbiamo assistito a tutto e chiamato la polizia. Quell’uomo deve pagare con una pena esemplare”.
Al sit in è stato osservato un minuto di silenzio, seguito da un lungo applauso, per ricordare Tania Valguarnera. “Grazie per essere venuti – ha detto Fabrizio Guarnotta, che ha organizzato il presidio davanti alla sede di Almaviva – stiamo dimostrando senso di civiltà nonostante l’assurdità del momento. Non si può morire così”. Intanto, i colleghi della giovane donna uccisa hanno promosso un’altra petizione per chiedere al Comune l’installazione di un semaforo pedonale nell’incrocio dove ieri si è verificato l’incidente.
Pubblicato il
18 Maggio 2015, 10:15