01 Febbraio 2017, 15:46
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PALERMO – Una bici elettrica per suggellare il patto fra clan. Fu regalata da Giuseppe e Domenico Tantillo del Borgo Vecchio a Vito Galatolo dell’Acquasanta. Galatolo, oggi pentito come Tantillo, allora non aveva patente. Era sottoposto a misura di prevenzione e viveva a Mestre. Gli serviva un mezzo quando tornava a Palermo per le udienze.
I Tantillo si misero a disposizione perché avevano un favore da chiedere al boss dell’Acquasanta: “Io e mio fratello volevamo parlare con Vito Galatolo perché un nostro cugino, Giovanni Tantillo, stava aprendo un magazzino di carrelli per il trasporto di merce al mercato ortofrutticolo. Ne avevamo parlato con Filippo Matassa (pure lui in carcere, è il suocero di Galatolo, di cui avrebbe preso il posto durante l’assenza forzata del genero, ndr) e ci aveva dato l’autorizzazione a poter aprire”.
In realtà le cose non filarono lisce: “… dopo lo stesso ebbe problemi con Stefano Fontana, il quale aveva il figlio che gestiva lo stesso tipo di attività. Ciresi (Nino Ciresi, considerato uomo di peso a Porta Nuova, ndr) ci disse che per risolvere la questione dovevamo aspettare che scendesse Vito Galatolo da Mestre”.
E il giorno arrivò: “Quando Marco Favaloro ci avvertì che Galatolo era in un bar di via Ugo Bassi noi lo raggiungemmo per regalargli la bici lui, ci disse che per risolvere il problema avrebbe fatto acquistare i carrelli di mio cugino da qualcuno perché comunque non voleva intromettersi nella questione con il cugino… gli avrebbe fatto acquistare i carrelli che mio cugino aveva comprato e però doveva chiudere cosa che avvenne”. Alla fine il parente dei Tantillo dovette fare un passo indietro.
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01 Febbraio 2017, 15:46