Tar Catania, appello a Napolitano |Bianco: “La politica ha risposto”

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25 Giugno 2014, 19:09

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CATANIA – Sale sulle barricate il mondo della politica etnea. Sono già 56 i parlamentari, i sindaci e i rappresentanti istituzionali, sottoscrittori del documento messo a punto dall’Amministrazione comunale da indirizzare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio Mattero Renzi, ai ministri competenti e ai gruppi parlamentari, per chiedere al governo di non chiudere il Tar di Catania. Secondo le indiscrezioni, il sottosegretario Graziano Delrio avrebbe già fornito alcune rassicurazioni al primo cittadino catanese.

Una risposta assolutamente bipartisan quindi. A porre la propria firma in calce alla lettera, a due giorni dalla riunione convocata dal sindaco Enzo Bianco nel Palazzo degli elefanti, oltre al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e all’assessore Nico Torrisi, sono stati finora sei senatori, sei deputati nazionali, undici deputati regionali, dodici sindaci e i rappresentanti di 19 organizzazioni del mondo produttivo, associativo, imprenditoriale e sindacale della Sicilia orientale.

Un elenco che è destinato sicuramente a crescere. La conferma arriva dallo stesso Enzo Bianco: “Mi sono state annunciate intanto nuove adesioni al nostro documento. Ovviamente – continua il sindaco – più firme avrà raccolto, maggior forza avremo nel chiedere di non chiudere il Tar di Catania. Come emerso dalla riunione di due giorni fa, nella quale hanno illustrato la situazione il consigliere del Tar Gabriella Guzzardi e il segretario generale Maria Letizia Pittari, il provvedimento è privo di ragionevolezza perché, paradossalmente, chiudendo Catania non si riducono le spese, ma addirittura si aumentano”.

I senatori che hanno finora sottoscritto il documento sono Ornella Bertolotta e Mario Giarrusso (M5S), Anna Finocchiaro (Pd), Pippo Pagano e Salvatore Torrisi (Ncd) e Antonio Scavone (Gal); i deputati nazionali sono Luisa Albanella, Giuseppe Berretta, Giovanni Burtone e Raffaele Gentile (Pd), Gianpiero D’Alia (Udc) e Andrea Vecchio (Scelta civica). I deputati regionali Gianina Ciancio (M5S), Nino D’Asero (Ncd), Marco Falcone (FI), Marco Forzese (Drs), Antonio Malafarina (Megafono), Raffaele Nicotra (Art.o 4), Salvo Pogliese (Fi), Concetta Raia (Pd) Luca Sammartino e Valeria Sudano (Art. 4), Gianfranco Vullo (Pd).

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Tra i 12 sindaci che hanno fatto propria la richiesta di non far chiudere il Tar, oltre a Enzo Bianco, ci sono anche Leoluca Orlando (Palermo), Renato Accorinti (Messina), Giancarlo Garozzo (Siracusa), Federico Piccitto (Ragusa), PaoloGarofalo (Enna), Mauro Mangano (Paternò), Alfio Mangiameli (Lentini), Filippo Drago (Acicastello), Domenico Rapisarda (Gravina), Andrea Messina (San Giovanni La Punta) e Nino Borzì (Nicolosi).

Tra i 19 rappresentanti del mondo sindacale, associazionistico e imprenditoriale, ci sono Cgil, Cisl e Uil, Camera di commercio, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Cna, Autorità portuale, Confcooperative, Apindustrie, Legacoop e Cia, Giovani industriali, Ordine degli avvocati, Camera degli avvocati amministrativisti, Compagnia delle opere Sicilia orientale e Unione giovani professionisti italiani.

Si fa sentire anche Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons: “Siamo pronti a tutte le azioni legali per contrastare questa abnorme misura che anziché migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione, finisce per ottenere l’effetto opposto, danneggiando gli utenti della giustizia. Lanciamo – aggiunge – oggi un appello ai parlamentari eletti in Sicilia chiedendo loro di fare le barricate sia al Senato che alla Camera e di non votare la conversione in legge del decreto. Si tratta, infatti, del terzo Tar d’Italia per numero di ricorsi, la cui soppressione comporterà un elemento di maggiore costo sociale per la collettività, costretta ad affrontare ingenti spese legali e di trasferta per l’esercizio del diritto di difesa, con un intollerabile allungamento dei tempi della giustizia, già ai record storici nel nostro paese”. Un intervento che arriva dopo la pubblicazione nella gazzetta ufficiale del decreto legge che prevede la soppressione a partire dal primo ottobre.

 

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25 Giugno 2014, 19:09

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