29 Novembre 2014, 01:13
5 min di lettura
PALERMO – Migliorare l’arredo urbano della città, promuoverla turisticamente, valorizzarla anche mediante convenzioni in ambiti commerciali e perfino un concorso per video maker. C’è di tutto e di più nel programma stilato dall’Authority del turismo per spendere i 734mila euro incassati con l’imposta di soggiorno dal 17 maggio al 30 settembre di quest’anno. Una cifra ragguardevole, persino superiore alle aspettative, di cui ieri l’Authority, guidata dal sindaco Leoluca Orlando, ha parlato ai titolari delle strutture ricettive della città convocati al Teatro Massimo.
Una riunione fiume anche se interlocutoria, visto che non sono ancora state prese delle decisioni definitive, ma che ha permesso a Palazzo delle Aquile di raccogliere idee e proporre le proprie. L’imposta, istituita dal consiglio comunale lo scorso aprile, dovrà servire (regolamento alla mano) a rendere Palermo più attraente da un punto di vista turistico: l’80 per cento dell’incasso va infatti in un capitolo di bilancio per finanziare interventi per turismo e cultura, nonché di manutenzione e recupero di beni culturali e dei servizi pubblici locali; il restante 20 va invece agli albergatori, metà per gli oneri e metà per finanziare interventi di recupero e abbellimento delle strutture.
A conti fatti, nel secondo e terzo trimestre del 2014, Palermo ha ottenuto dai turisti 733.979 euro, frutto di 646.030 pernottamenti, per l’88% incassato dagli alberghi e per il restante 22 da ostelli, campeggi, B&B, case vacanze, case per ferie, residenze turistiche e affitta-camere. In particolare nel secondo trimestre del 2014 Palermo ha registrato 202.000 pernottamenti, per un introito di 230.367 euro, di cui 205.000 incassato dagli alberghi (88%) e la restante parte da strutture extra-alberghiere; nel terzo trimestre ci sono stati 443.994 pernottamenti, per un introito di 503.612 euro, di cui l’87% incassato dagli alberghi. In totale in città si contano 64 alberghi, 139 B&B, 24affitta-camere, 6residenze turistico-alberghiere, 4 case per ferie, 7 case-vacanze, 3 ostelli e 1 campeggo.
“L’incontro di ieri sull’imposta di soggiorno, tra il sindaco Orlando e le strutture ricettive cittadine, è stato un importante momento di confronto per capire come spendere al meglio i 734mila euro di introiti del 2014 – dice il presidente di Confesercenti Palermo Mario Attinasi – secondo i dati di Confesercenti nazionale, infatti, nel resto d’Italia questa imposta si è trasformata da una tassa a favore del turismo a una tassa sui turisti. Dobbiamo evitare che si ripetano anche qui le storture che si registrano altrove. Chiediamo di redigere un piano triennale che punti all’aumento dei flussi turistici, creando eventi nei periodi di bassa stagione, pubblicizzando le attività culturali e sostenendo le iniziative del Teatro Massimo e del Teatro Biondo, che ultimamente hanno raggiunto ragguardevoli risultati. Ma dobbiamo curare anche la pulizia della città, la sicurezza e l’assistenza ai turisti che vanno accolti secondo i migliori standard europei”.
Secondo i dati elaborati da Confesercenti, dal 2012 al 2014 la tassa di soggiorno in Italia ha fruttato 779 milioni di euro: 165 milioni nel 2012 su 300 comuni, 214 milioni nel 2013 su 500 comuni e 400 milioni nel 2014 su 649 comuni. L’imposta pesa in media per il 10% sul costo del pernottamento di una famiglia in vacanza, penalizzando i nuclei più numerosi a causa di aliquote in genere più alte rispetto al resto d’Europa: Roma, la città più cara in Italia, registra un’incidenza 27 volte più alta rispetto ad Atene, è il triplo di Berlino, quasi 4 volte Parigi e 4,5 volte Barcellona. A Roma l’incidenza arriva al 13%, a Venezia all’11,6%, a Firenze al 10,1%, a Milano al 9,1%, a Siena all’8,6%, a Palermo si ferma solo al 5,3%.
“L’allarme lanciato dalla Federalberghi durante la recente giornata nazionale sulla legalità indetta da Confcommercio-Imprese per l’Italia,che richiamava l’attenzione sulla miriade di esercizi ricettivi abusivi e semi-abusivi che continuano ad inquinare il mercato con un’offerta parallela, sfuggendo a qualunque regola, a partire da quelle basilari in materia di fisco, previdenza, lavoro, igiene e sicurezza, riceve un’ulteriore conferma dal tessuto palermitano e dai dati emersi dal consuntivo dei primi 5 mesi e mezzo d’imposta di soggiorno di Palermo”. Questo quanto si legge in una nota di Federalberghi. “Sono 734mila euro i proventi ricavati dall’imposta di soggiorno e quasi il 90% di questi sono stati versati nelle casse comunali dai soli esercizi alberghieri – continua la nota – è di fatti solo poco più del 10% la somma totale versata dall’intero segmento rappresentato dall’extra-alberghiero. Un dato assolutamente paradossale, se si considera che il periodo di riferimento dell’imposta, maggio-settembre, è stato quello di maggiore flusso turistico per la città. Oltre alla confusione generata nel mercato, dai cosiddetti falsi alberghi, assai penalizzanti per l’intero sistema ricettivo, oggi, di fatto, si concretizza un danno economico verso l’azione di sviluppo turistico che l’amministrazione sta provando a realizzare proprio con gli operatori del turismo e con l’aggravante del mancato introito per le casse comunali. Non esistono cifre ufficiali sul sommerso, ma dai dati registrati dai principali portali di prenotazione internazionali il numero delle realtà che, a vario titolo, offrono accomadation ai turisti nella città di Palermo, è certamente più del triplo rispetto a quello ufficiale e censito, senza considerare il numero relativo dei posti letto effettivi e commercializzati. Un danno, questo, anche per quelle strutture extralberghiere regolari che lamentano l’applicazione delle normative. Per questo motivo é ormai indispensabile che tali attività siano soggette a un efficace sistema di controlli. Si ricorda che l’autorizzazione ad accogliere turisti in contesti atipici era in origine motivata con l’esigenza di integrare il reddito di soggetti economicamente deboli, che potevano svolgere le relative attività in via occasionale e comunque accessorie rispetto all’attività principale. A causa della sostanziale assenza di controlli, oggi il fenomeno è proliferato in modo indiscriminato, allontanandosi dall’originario principio ispiratore e dando luogo a fenomeni di concorrenza sleale che penalizzano oltre modo il sistema, turisti compresi”.
Pubblicato il
29 Novembre 2014, 01:13