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Tavoli d’indirizzo, prevenzione e unità mobili d’intervento: il ddl anti-crack

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24 Settembre 2024, 06:15

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PALERMO – Dare vita a un sistema integrato e diffuso di interventi sociosanitari ed educativi in materia di dipendenze patologiche legate soprattutto all’utilizzo di sostanze legali e illegali, cercando non soltanto di intervenire sulla prevenzione ma pensando anche al reinserimento sociale di chi è vittima di queste dipendenze. Questo l’obiettivo del disegno di legge ‘Norme in materia di sistema integrato e diffuso di prevenzione, cura, riduzione del danno e inclusione sociale in materia di dipendenze’ che sbarcherà oggi all’Ars.

Il disegno di legge contro il crack

Una nomenclatura decisamente tecnica per definire un disegno di legge che, a prima vista, appare molto ingessato tra nascenti comitati di varia natura e meccanismi d’intervento la cui funzionalità è tutta da scoprire. È il cosiddetto disegno di legge contro il crack, nato sull’onda emotiva generata dalla morte di Giulio Zavatteri, il giovane vittima della droga che ha invaso l’antico quartiere Ballarò di Palermo. Il padre, Francesco, lotta da tempo contro il crack e ha collaborato alla stesura del ddl, insieme con tante realtà associative e il dipartimento Giurisprudenza dell’Università di Palermo.

Un lavoro di gruppo, su input del deputato di Sud chiama Nord Ismaele La Vardera, che ha visto protagonisti realtà di quartiere come ‘Sos Ballarò’ e il ‘Circolo Arci Porco Rosso’ e ‘La Casa di Giulio’, fondata dalla famiglia Zavatteri. Importante anche il ruolo del mondo religioso, con l’oratorio Santa Chiara, la chiesa Valdese e l’arcidiocesi di Palermo guidata da Corrado Lorefice. Un testo elaborato anche dall’Intergruppo parlamentare sul consumo di droghe istituito all’Ars.

Gli obiettivi della legge contro il crack

Molteplici gli obiettivi analitici enunciati all’interno del disegno di legge contro il crack: mettere in rete i servizie le realtà attive nel contrasto alle dipendenze, migliorare la qualità della vita delle persone con dipendenze patologiche “interrompendo – si legge – il circolo vizioso dipendenza-problemi sociosanitari’ e ‘dipendenza-comportamenti illegali'”. Ma anche dare vita a equipe multidisciplinari che possano sostenere chi è caduto nella trappola della droga, incentivare la prevenzione e creare delle strutture utilizzabili sia per la prevenzione che per il trattamento e la cura delle dipendenze patologiche.

Copertura finanziaria di 11,2 milioni di euro

La copertura finanziaria è stata assicurata recentemente in via ufficiale dal governatore Renato Schifani: le risorse annunciate dal governo ammontano complessivamente a 11,2 milioni di euro. “La nostra Regione sarà in prima linea, vicina a chi soffre ma anche determinata nel contrastare il traffico e l’uso di sostanze stupefacenti sul nostro territorio”, sono state le parole di Schifani.

Il Comitato di indirizzo sulle dipendenze

La legge prevede prima di tutto la nascita di un Comitato regionale di indirizzo sulle dipendenze (Crid) presso il Dasoe (Dipartimento per le attività sanitarie). L’organismo avrà il compito di promuovere iniziative della giunta regionale in materia di dipendenze, incentivare la ricerca e individuare gli immobili del patrimonio regionale inutilizzati da assegnare alle attività di prevenzione, trattamento e cura delle dipendenze patologiche.

Il Tavolo per la ricerca e il coordinamento

Nascerà inoltre un Tavolo per la ricerca e il coordinamento partecipato in area dipendenze (Tarcopad), che collaborerà con il Tavolo tecnico regionale permanente per la prevenzione delle dipendenze da sostanze e comportamenti. Il Tarcopad dovrà individuare i metodi più efficaci per lo svolgimento dell’attività prevenzione, diagnosi, trattamento, riduzione dei danni e dei rischi, reinserimento sociale e lavorativo. Dovrà inoltre monitorare i servizi sanitari esistenti segnalando eventuali carenze al Crid.

La Rete regionale sulle dipendenze

Il terzo organismo che nascerà sarà la Rete regionale diffusa sulle dipendenze, che avrà il fine di “migliorare il monitoraggio, la comunicazione e la collaborazione in azioni e progetti”, si legge sul ddl. La Rete dovrà inoltre agevolare “le buone pratiche e la sinergia tra azioni e servizi del pubblico, del privato accreditato e della cittadinanza attiva”. Il tutto “promuovendo una gestione partecipata e una presa in carico trasversale del fenomeno delle dipendenze patologiche”.

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Della rete potranno fare parte tutti i soggetti pubblici o privati che intervengono nella prevenzione, formazione, riduzione dei danni e dei rischi, ma anche nel trattamento e nel reinserimento nel campo delle dipendenze. In concreto sono questi alcuni degli attori potenzialmente interessati: i Serd (Servizi per le dipendenze); le rappresentanze dei medici; gli uffici scolastici territoriali; il personale dei dipartimenti universitari delle università siciliane interessati al tema; le comunità terapeutiche; il personale degli sportelli di ascolto e delle unità mobili attivi sul territorio regionale; le organizzazioni e le associazioni impegnate contro le dipendenze; i gruppi di aiuto.

Le unità mobili di intervento

All’articolo 7 si prevede il primo intervento concreto: l’istituzione, presso le Asp, di un servizio di unità mobili per interventi di presenza, screening, sostegno e assistenza sul territorio nelle zone ad alto tasso di tossicodipendenza. Da queste unità mobili arriveranno materiali informativi sulla prevenzione e sulla riduzione del danno, ma anche rispetto ai servizi ai quali affidarsi in caso di dipendenza.

Le unità mobili, che avranno anche il compito die seguire test tossicologici e attività di screening su infezioni come Aids ed epatite B e C. Ogni unità avrà a bordo personale medico, infermieristico, psicologico e sociale. Ci sarà almeno una unità per ogni capoluogo di provincia ma queste potranno aumentare “in presenza di situazioni critiche”, anche più di una per provincia.

Le Equipe integrate multidisciplinari

Un articolo della legge affronta il tema delle carceri. Negli istituti di pena (anche in quelli minorili) saranno istituite le Equipe integrate multidisciplinari, per la “presa in carico globale” dell’adulto o del minore tossicodipendente, o consumatore di sostanze. L’obiettivo è quello di “garantire un percorso assistenziale adeguato sia all’interno di tali strutture che nelle fasi successive”.

Un articolo ad hoc riguarda le Comunità terapeutiche residenziali e semiresidenziali, ovvero dei Centri ad alta soglia per il trattamento delle persone con doppia diagnosi: si tratta di pazienti che presentano sia dei problemi fisici che psichiatrici a causa di una dipendenza. Sarà l’assessorato regionale alla Salute a costituirle o ad accreditare un Centro di pronta accoglienza per ciascuna provincia siciliana.

I ‘peer specialist’

Viene valorizzata, inoltre, la figura dell’esperto nel supporto tra pari’, il cosiddetto ‘peer specialist’. Si tratta di una figura “che vive o ha vissuto” in prima persona, o in quanto familiare, esperienze legate alle dipendenze comportamentali o da sostanze e che, quindi, è in grado “di condividere consapevolezze e competenze derivate dal proprio vissuto”.

Le Antenne scolastiche e territoriali

Un articolo è dedicato anche alla prevenzione attraverso le scuole. L’assessorato regionale al ramo e quello alla Salute sosterranno e promuoveranno progetti di prevenzione negli istituti siciliani dedicati all’informazione e alla sensibilizzazione sul tema delle dipendenze. In quest’ambito nasceranno anche le ‘Antenne scolastiche e territoriali’, gruppi formali o informali di familiari di persone con dipendenze e con componenti provenienti dal mondo della scuola, dell’università e dell’associazionismo. Il loro compito sarà quello di organizzare eventi di prevenzione e segnalare alla Rete regionale sulle dipendenze eventuali situazioni di rischio.

Il reinserimento sociale e lavorativo

L’ultimo articolo del disegno di legge contro il crack riguarda il reinserimento sociale e lavorativo. Sarà la Regione a dover promuovere percorsi rieducativi e formativi multilivello che consentono alla persona di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro, ma anche “un equilibrio psicofisico che favorisca – si legge – il benessere integrale e lo sviluppo cognitivo ed emotivo”.

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24 Settembre 2024, 06:15

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