14 Agosto 2015, 19:10
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Tea Falco (foto Facebook)
CATANIA – E’ affamata di cultura, arte e diversità. Tea Falco, fotografa e attrice catanese, affronta l’intervista senza schemi e quando arriva la “classica” domanda sui consigli a chi vuole inseguire il “mondo dorato” dello spettacolo dice di “studiare e parlare con chiunque si incontri”. E’ la vita insomma il cibo dei sogni che non vanno inseguiti ma conquistati. Nel 2000 inizia a esporre le sue fotografie in Sicilia. Nove anni dopo ci sono i viaggi per partecipare a diverse mostre individuali e collettive a Roma, in Campania, a Bologna e poi in Grecia e a Los Angeles.
Nel 2013 arriva la consacrazione cinematografica con il ruolo da protagonista nel film Io e Te di Bernardo Bertolucci presentato a Cannes: un’interpretazione che vale il Nastro D’argento e la nomination al David di Donatello come miglior attrice protagonista. La serie tv (idea di Stefano Accorsi) 1992 è un’altra tappa di questo percorso davanti “la macchina da presa”. Tea Falco, misteriosa sul suo futuro artistico, in questa torrida estate è stata “madrina” di due film festival: a Giffoni e a Marzamemi.
Tea, raccontaci di Marzamemi.
Questi piccoli festival, come il Festival del Cinema di Frontiera sono importanti e hanno bisogno di soldi per crescere sempre più. La Regione dovrebbe investire soprattutto su questi. Era bellissimo vedere la piazza principale piena, il cinema è importante soprattutto per i giovani, quando ero piccola il cinema è stato per me formativo, mi ha fatto scoprire altri punti di vista. Il cinema è come viaggiare, come leggere un libro. Sebastiano Gesù e Nello Correale sono due amici che stimo molto. Il festival di Marzamemi è un bellissimo evento in una location fantastica. Felice di aver partecipato per il secondo anno.
Come è avvenuto l’incontro tra Tea Falco e una “macchina da presa”, per utilizzare un termine che ancora fa sognare.
Al mio primo corso di cinema avevo 17 anni. Si chiamava Scuola di Cinema siciliana di cinematografia tenuta da Adriano Chiaramida e Andrea Galatà. Li ho fatto diversi corsi tra cui regia, recitazione e doppiaggio. Abbiamo fatto anche un piccolo film con i mezzi che avevamo. Li ho amato il cinema e ho continuato. Era un corso sponsorizzato dalla Regione, uno dei pochi. Dovrebbero essercene altri. La recitazione apre dei mondi nella mente dei ragazzi, apre gli occhi, forse rende addirittura liberi. Cominciare ad osservarsi e osservare gli altri è un modo di capire l’essere umano. Il lavoro dell’attore è uno dei pochi mestieri in cui uno dovrebbe fare quello per cui è nato: studiare se stesso e il mondo. Sono fortunata, se non avessi fatto l’attrice avrei voluto fare ricerca scientifica, forse l’astrofisica.
Madrina al Giffoni: che tipo di esperienza è stata?
Al Giffoni al contrario del Festival di Marzamemi si investono molti più soldi. Per me è stato come andare al festival di Cannes ma applaudita da un pubblico di bambini che ti chiedevano l’autografo. Per un attimo mi sono sentita come un super eroe, una di quelle attrici che fa i film fantasy.
Come è vedere il cinema con gli occhi dei bambini?
I bambini sono i più intelligenti e i più veri, non hanno malizia e non bisogna sottovalutarli. Possiamo imparare tanto da loro. Non sopporto chi dice di un ragazzo ‘ha 20 anni ancora deve crescere’. Io penso che più cresciamo più perdiamo alcune cose, a 20 hai la freschezza della gioventù, il mondo è tuo. Le mie foto più belle le ho fatte a 20 anni. 9 anni fa. Sono ancora giovane fortunatamente .
Il lavoro che le è entrato nel cuore?
Sicuramente l’esperienza con Bertolucci. La porterò nella mia testa per tutta la vita. È brutto sapere che nelle cose c’è una prima volta e che non si ripeteranno più con lo stesso entusiasmo ed euforia. Vorrei tanto ripetere quei tre mesi in quella cantina, non mi basta ricordare. ‘E un attimo prima stavo vivendo quella cosa, l’attimo dopo la ricordavo. Forse per questo sogniamo’.
Il personaggio che più di tutti rappresenta Tea Falco?
Nessuno e tutti. C’è una parte di me in tutti i personaggi che ho interpretato. Ma c è’ anche molto di più, e anche nella vita noi siamo il frutto delle persone che abbiamo incontrato.
Ci regala una piccola anticipazione sui suoi progetti futuri?
Una volta al Taormina Film Festival Terry Guilliam ha detto ‘non si parla dei progetti futuri, perché nel momento in cui ne parli spariscono”. Io gli ho creduto.
Se le dico Catania e cultura cosa mi dice?
Dico che a Catania c’è molto fermento artistico. Penso però sia giusto andarsene e vedere il mondo, per vedere come vedono gli altri le cose. In California chi l’avrebbe pensato che gli americani, che noi identifichiamo con hamburger e patatine fritte, hanno la cultura per il cibo sano e sono dei gran lavoratori e per di più scopro che sono più ironici degli inglesi.
Ultima domanda, forse anche banale. Un piccolo consiglio a chi desidera intraprendere questa carriera?
Di andarsene a Roma, i provini sono tutti lì. Trovare un agenzia (che non si prenda soldi, le vere agenzie non lo fanno) e studiare, fare cortometraggi, studiare gli accenti e parlare con tutte le persone che incontri. Un sorriso ti cambia la giornata.
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14 Agosto 2015, 19:10