Teatro, al festival Fantasio |vince l’ennese Andrea Saitta

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30 Novembre 2017, 11:06

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PALERMO – La diciottesima edizione del festival internazionale di regia teatrale Fantasio si è appena conclusa con la vittoria del regista ennese Andrea Saitta. A lui – classe ’83, originario di Piazza Armerina, palermitano d’adozione da ormai quindici anni – è andato il premio come miglior regia sia da parte della giuria tecnica sia da parte della giuria giovani.

Il festival – che si svolge ogni anno a Trento e prende il nome dal regista teatrale e fondatore del Carrozzone, Fantasio Piccoli – è l’unica realtà europea ad occuparsi esclusivamente di regie teatrali. Per valorizzare questo aspetto degli spettacoli, ogni edizione del Fantasio prevede la messa in scena di un unico testo, riadattato da ogni regista in modo diverso. A vincere è chi è in grado di riproporre sul palcoscenico, nel modo più innovativo e originale, l’opera che di anno in anno viene scelta dalla giuria.

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Per questa diciottesima edizione, a essere rimaneggiata dagli otto finalisti è stata La locandiera, la commedia di Carlo Goldoni. «Sono orgoglioso della vittoria – spiega Andrea Saitta – e non è stato facile arrivare a questo traguardo. Quando il festival è cominciato eravamo in 150, provenienti da tutta Italia, ma anche dall’Iran e dagli Stati Uniti. Alla finale siamo arrivati in otto, con otto versioni diverse del testo di Goldoni». Quella di Saitta si chiama Esprit de pome de terre, ed è una rilettura interamente basata sul muto e la forza del mimo: «La mia Mirandolina non parla dall’inizio alla fine dell’opera, è tutto giocato sul corpo, sul mimo e sulla danza. È stata una performance molto comica, con dei gesti e degli sguardi al pubblico giocati in maniera matematica. Per questo voglio ringraziare gli attori Giuseppe Palsciano, Roberta Lionetti e Norman Quaglierini, che hanno lavorato con professionalità e impegno mettendosi a disposizione della mia poetica».

Fondatore e presidente dell’associazione culturale teatrale/cinematografica Allunaggio, Andrea Saitta ha voluto rileggere l’opera di Goldoni con uno dei linguaggi maggiormente presenti nel corso della sua formazione artistica: «Sono sempre stato incuriosito dal mimo, dal clown teatrale e dalla poesia che si nasconde dietro queste figure. Sono aspetti dello spettacolo che ho cominciato ad approfondire sin dai miei esordi, ed è su questi che ho voluto puntare».

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30 Novembre 2017, 11:06

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