30 Luglio 2014, 13:14
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CATANIA -Riceviamo e pubblichiamo.
“Signor Presidente, Signori Ministri, Signor Prefetto siamo costretti, nostro malgrado, a scrivere questa breve nota per richiamare la Vostra attenzione su un’incresciosa vicenda che sta avendo ripercussioni pesantissime sulla vita di Tecnis, un’azienda virtuosa nata in una in una terra difficile come quella siciliana, con 1500 dipendenti, tra dirigenti, impiegati e operai, che portano avanti ogni giorno un progetto imprenditoriale fatto di qualità, trasparenza e rispetto della legalità. Siamo un’eccellenza, insomma, come dimostra la recente classifica stilata dal Sole 24 Ore sulle 25 migliori imprese italiane del settore, in cui la Tecnis occupa il quindicesimo posto ma soprattutto è l’unica del Sud.
La Tecnis, che sta attualmente costruendo la darsena commerciale del Porto di Catania, è oggi messa a dura prova da gravi comportamenti omissivi da parte dei vertici dell’Autorità Portuale catanese, continuati e irresponsabili (il finanziamento è inspiegabilmente sparito!), che stanno mettendo in forse gli impegni contrattuali assunti due anni fa, procurandoci ad oggi un “buco” di circa 27 milioni di euro. Trattandosi di un’opera strategica per lo sviluppo della città, nonostante da mesi perdurino queste condizioni, noi non abbiamo mai fermato i lavori e per tale ragione chiediamo un atteggiamento altrettanto responsabile anche da parte delle istituzioni. Siamo di fronte all’ennesimo caso di “malaburocrazia”, una malattia grave che rischia di affossare la competitività del nostro Paese.
È un cancro che rischia di uccidere, giorno dopo giorno, anche le nostre imprese migliori, alla pari di altri gravi reati. Far morire un’azienda “per crediti” è semplicemente da paese incivile. Noi, che abbiamo sempre fatto dell’efficienza e del rispetto degli impegni presi il nostro cavallo di battaglia, rischiamo di essere danneggiati pesantemente e, forse, irreparabilmente, dall’inefficienza pubblica, con un effetto dominio anche su tutte le altre nostre attività. Noi che crediamo in un’altra Italia, fatta di passione, di coraggio e di merito, ci troviamo a pagare un prezzo ingiusto, troppo alto da sopportare.
Per questo Vi rivolgiamo un appello ad intervenire presso le istituzioni e gli uffici competenti, fino ad oggi totalmente sordi ai nostri appelli, perché si possa in tempi rapidissimi trovare una soluzione. Senza la quale – non suoni come indebita pressione – la vita della nostra azienda sarebbe messa a repentaglio e, con essa, il futuro delle centinaia di famiglie coinvolte, oltre che un patrimonio di eccellenze che compensano una realtà di per sé tristemente povera. Signor Presidente, Signori Ministri, Signor Prefetto siamo certi che Voi, con la concretezza che Vi contraddistingue, saprete raccogliere il nostro sincero e accorato appello.
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30 Luglio 2014, 13:14