Telecolor a rischio chiusura,| insorgono i sindacati

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31 Luglio 2012, 10:04

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Riduzione del 50 per cento dell’orario di lavoro, contratti di solidarietà e “l’indisponibilità” del gruppo Ciancio ad “avviare un concreto e costruttivo negoziato”. I sindacati si mettono sul piede di guerra denunciando la mancanza di dialogo con il noto editore catanese sul rischio licenziamenti a Telecolor.

Se le indiscrezioni dovessero essere confermate, Antenna Sicilia, prima emittente regionale per ascolti e Telecolor, terza dopo la Rai, entrambe del gruppo Ciancio, dovrebbero avere un telegiornale a reti unificate e un’unica regia giornalistica: quella di Michela Giuffrida, ex direttore di Telecolor che recentemente ha assunto la direzione di Antenna Sicilia.

La sua promozione ai piani alti del viale Odorico da Pordenone rappresenta l’unico dato certo di questa fase di transizione che separa il licenziamento di massa della vecchia redazione, avvenuto nel 2006, dalla nuova mannaia che potrebbe cadere sulle teste di decine e decine di professionisti entro l’estate.

La motivazione ufficiale del nuovo giro di vite su giornalisti e tecnici, da parte del gruppo Ciancio, è quella della crisi economica scaturita dal passaggio al digitale terrestre, crisi annunciata da un filmato che da mesi viene proiettato su tutte le emittenti regionali attaccando il governo Lombardo, “disattento” nel passaggio al digitale terrestre.

Il Caso Catania. Per comprendere il dramma che stanno vivendo giornalisti, tecnici e dipendenti di Telecolor è necessario prestare attenzione al contesto catanese. Telecolor non è in vendita, Mario Ciancio non può rischiare di avere sul mercato un’emittente alternativa ad Antenna Sicilia che potrebbe fare concorrenza. Un’emittente che è già terza per ascolti a livello regionale e che, fuori dalla cappa del monopolio catanese, potrebbe dare il via a una nuova primavera dell’informazione, preferendo magari le inchieste agli inchini, come hanno dimostrato di saper fare le decine di dipendenti che adesso rischiano il posto. Solo che le aziende non si alimentano con le belle parole, ma con i soldi e a Catania non ci sono imprenditori che oserebbero acquistare Telecolor e investire nel settore dominato da Mario Ciancio.

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Ecco perché sostanzialmente Cgil e Cisl prendono atto del fatto che non ci sono margini di trattativa nella nuova vertenza in corso e che non ci sono prospettive: Telecolor rischia di finire imbalsamata. Non può essere soppressa, non può essere venduta, deve essere tenuta “in vita” per proiettare un unico telegiornale e al massimo preparare qualche speciale, possibilmente redazionale.

Il comunicato diffuso dagli organismi sindacali più che una vertenza descrive un calvario. “Le Rsa/Rsu – si legge nel documento – nel corso dei diversi incontri, attraverso il dialogo e la costante disponibilità propositiva, hanno incessantemente avanzato proposte, e sottolineato la necessità di arrivare a un accordo che riducesse al minimo le difficoltà per i lavoratori e le loro famiglie, e per le aziende interessate”. Consapevoli delle difficoltà dovute al passaggio al digitale terrestre, le organizzazioni sindacali “hanno dal primo momento offerto la loro disponibilità ad avviare un vero negoziato per mantenere inalterati i livelli occupazionali e si sono dichiarate disponibili a procedere al confronto sulla cessione di ramo d’azienda. A tale scopo – aggiungono Cgil e Cisl – è stato richiesto un piano delle attività industriali, di quale strategia l’azienda si volesse dotare per la fuoriuscita dalla crisi, immediatamente dopo la cessione di ramo di azienda, e l’avvio del contratto di solidarietà con i lavoratori. Così come è stato chiesto di effettuare un’attenta verifica di tutte le economie interne attuabili”. E ancora, il sindacato ha richiesto all’editore “di prevedere un calendario di incontri con lo scopo di poter giungere attraverso una maggiore partecipazione e condivisione del progetto e degli obiettivi comuni ad una maggiore progettualità mirata pure alla produzione di nuovi servizi, attraverso una maggiore valorizzazione delle professionalità, così da favorire l’offerta e anche la ricerca di nuovi spazi di mercato”.

Fatte queste premesse Cgil e Cisl arrivano al nocciolo della questione: “A queste precise richieste – insistono i sindacati – non sono seguite rassicurazioni precise né elementi concreti e valutabili; nonostante un’apertura nell’accogliere i suggerimenti e le proposte, concretamente le aziende hanno proceduto ad una non esaustiva esposizione dei tagli”.

Le conclusioni. Cgil e Cisl si sono dichiarate contrarie alla riduzione – proposta dall’editore – dell’orario di lavoro del 50 per cento, ma l’azienda ha confermato la propria scelta considerando “non negoziabile” la riduzione dell’orario di lavoro attraverso i contratti di solidarietà. Le organizzazioni sindacali concludono sottolineando il “rammarico” per “l’indisponibilità ad avviare un concreto e costruttivo negoziato”. Quindi chiedono ancora una volta, alle aziende, di “valutare e rivedere la decisione di procedere sulla strada del taglio lineare delle professionalità”.

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31 Luglio 2012, 10:04

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