Telefono Rosa festeggia 5 anni |A Bronte unica sede a sud di Napoli

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03 Gennaio 2017, 16:23

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BRONTE – Cinque anni di lotta. Circa 440 segnalazioni. 100 nell’ultimo anno. Un trend annuale di crescita del 10%. Solo nel 25% dei casi si decide però di denunciare e di intraprendere azioni legali. Cifre che portano con sé storie di violenza e sopraffazione. Vissuti quotidiani in cui la donna è oggetto di possesso dell’uomo. Numeri che, dal 2012 a oggi, raccontano la battaglia portata avanti dalle volontarie dell’Associazione del Telefono Rosa Onlus di Bronte. Festeggiano oggi il loro quinto anniversario di attività le operatrici del Telefono Rosa. La loro è l’unica sede al di sotto di Napoli, con un territorio di competenza che dalla Sicilia arriva fino in Calabria. Sette in tutto i centri della Onlus dislocati in Italia, tra Roma (dove è nata nel 1988), Torino, Verona, Mantova, Napoli, Ceccano e, appunto, Bronte. Trentatré volontarie, a cui da poco si sono aggiunti anche due uomini, disponibili ventiquattro ore su ventiquattro. Pronte ad alzare la cornetta, ad accogliere le richieste di aiuto di donne come loro, ad offrire gratuitamente assistenza legale e psicologica, fino ad alloggiare in case famiglia, grazie alla rete con altre associazioni, chi per la propria incolumità deve rifugiarsi altrove.

Un anniversario che verrà celebrato durante tutto l’anno, con una serie di eventi in cantiere di cui quello principale, annuncia la presidente, Antonella Caltabiano, “forse a maggio”. Qualcosa che, aggiunge, “allo stesso tempo faccia divertire e trasmetta un messaggio importante che è quello del no alla violenza sulle donne”. Appuntamenti questi che scandiscono già la normale attività di sensibilizzazione portata avanti soprattutto all’interno delle scuole e rivolta non solo ai ragazzi ma anche ai genitori e agli insegnanti. Sono loro infatti, spiega la presidente, che “vanno educati a rieducare con una impostazione diversa i ragazzi”, estirpando quella cultura patriarcale secondo cui la donna “deve” e impiantando al suo posto il rispetto per la parità.

Un fenomeno trasversale, quello della violenza di genere, che si ritrova in tutti i ceti sociali, nelle grandi città e nei piccoli centri, nelle coppie adulte come tra i giovanissimi. Un fenomeno sempre meno sommerso, dove a farla da padrone, oltre alla violenza fisica, è quella psicologica e sessuale. Più subdole queste ultime due, perché le donne, spiega Patrizia Portale, psicologa e vicepresidente del Telefono Rosa, hanno più difficoltà a riconoscerle. E non meno importante, aggiunge, è la violenza assistita, vale a dire quella subita dai figli che assistono ai soprusi nei confronti delle madri, che registra un continuo crescendo.

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“Da cinque anni siamo alla ricerca di una sede che sia appropriata, consona all’attività che svolgiamo”. È l’appello lanciato dal Telefono Rosa di Bronte, che a tutt’oggi è ospitato in comodato d’uso nel convento dei Cappuccini. Un’Associazione che, spiega la presidente, finora si è sostentata grazie all’autofinanziamento, a un fondo europeo giunto l’anno scorso, a qualche donazione privata e al Comune che paga il canone telefonico. Non ultima la produzione di bomboniere solidali. La sede deve però avere per legge dei requisiti ben precisi, in primis strutturali, definiti dalla Caltabiano “restrittivi ed esagerati, perché – continua – si tratta di un’attività di volontariato che ha un certo valore sociale e imporre determinate condizioni e l’esborso di somme, esagerato, di denaro per l’adeguamento non mi sembra corretto nei confronti di chi mette la propria disponibilità, il proprio tempo e la propria professionalità a servizio degli altri”. Da qui l’appello per una sede che risponda a quei requisiti o quantomeno che qualcuno ne fornisca una, prosegue, “con un contratto magari duraturo e stabile. Noi ci accolleremmo pure le spese da sostenere per l’adeguamento, ma abbiamo bisogno di una stabilità maggiore”.

 

 

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03 Gennaio 2017, 16:23

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