Cronaca

Osservatorio astronomico dell’Esa sulle Madonie, via libera dal Tar

di

24 Settembre 2024, 19:43

3 min di lettura

PALERMO – Un passo avanti verso la costruzione dell’osservatorio FlyEye sul Monte Mufara, a quota 1.865 metri sulle Madonie, nel Palermitano, gestito dall’Esa che costerà 12 milioni di euro.

I giudici della prima sezione del Tar, presieduta da Salvatore Veneziano, hanno respinto la richiesta di sospensiva, dichiarandola irricevibile per tardiva impugnazione degli atti. A presentarla erano state le associazioni ambientaliste schierate contro la realizzazione della struttura. Per valere la legittimità del proprio operato l’Ente Parco delle Madonie ha conferito incarico all’avvocato Girolamo Rubino.

La reazione delle associazioni

Come scrivono in una nota il Club Alpino Italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf: “Non solo non sono stati presi in esame dal tribunale amministrativo regionale i profili sollevati ma addirittura l’Agenzia Spaziale Europea stamattina si è costituita al solo fine di fare valere l’immunità di giurisdizione e di esecuzione di cui godrebbe”.

“Nei prossimi giorni – proseguono le associazioni – saranno valutate le ulteriori azioni da intraprendere, compreso il ricorso alla Corte di Giustizia Europea per violazione della Convenzione di Aarhus e del diritto comunitario su ambiente e partecipazione”.

Per le associazioni il progetto è di “dimensioni smisurate e altamente invasivo, è privo di alcune autorizzazioni fondamentali e lo si vorrebbe realizzare in deroga ai vincoli di tutela sulla base di una norma fortemente viziata e del mancato rispetto dell’articolo 9 della Costituzione”.

Schifani: “Opportunità unica”

Esprime invece soddisfazione per la sentenza del Tar il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani: “Abbiamo sempre ritenuto, e ne siamo fortemente convinti, che l’operi rappresenti un’opportunità unica per lo sviluppo della ricerca astronomica e per il rafforzamento del territorio madonita come punto di riferimento per la scienza e la tecnologia”.

La decisione del tribunale amministrativo regionale è in ordine di tempo un altro atto di un braccio di ferro sul destino della costruzione, voluta anche dal governo Meloni.

Proprio nei giorni scorsi il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine degli stati generali della space economy a Milano aveva detto: “Ci auguriamo che il Tar sblocchi la sospensiva e ci conforti nella decisione che abbiamo assunto”.

Articoli Correlati

“L’Agenzia Spaziale Europea – aveva continuato Urso – ci ha già comunicato che se ciò non avvenisse trasferirebbe quell’osservatorio, che consentirebbe all’Italia, all’Europa, al mondo di osservare i corpi celesti più lontani e prevenire eventuali conseguenze sulla terra”.

“Parliamo – aveva concluso Urso – di una cosa estremamente importante per la sicurezza del nostro pianeta, verrebbe subito trasferita nelle Canarie come avevano già deciso di farlo un anno fa se noi non fossimo intervenuti con celerità con un provvedimento d’urgenza in un decreto legge”.

Il ricorso e il sostegno al telescopio

Il ricorso era stato presentato contro il via libera alla struttura dato dall’ente parco delle Madonie, e dalla Sovisma Spa, Agenzia di Sviluppo Locale delle Madonie, e dall’Agenzia Spaziale Italiana, dall’Esa, Agenzia Spaziale Europea, dall’assessorato del territorio e dell’ambiente della Regione Siciliana, dall’Assessorato Beni Culturali e Identità Siciliana della Regione Siciliana, Sovrintendenza ai beni culturali e ambientali di Palermo.

A sostegno della realizzazione del telescopio è arrivato anche un appello firmato, tra gli altri, da Michel Mayor, Premio Nobel per la Fisica 2019; Ettore Cittadini, padre della procreazione medico assistita in Italia; Roberto Ragazzoni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

L’appello è firmato anche da Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera e decine di altri, tra donne e uomini di scienza e di cultura, docenti universitari, ricercatori, operatori economici e artisti.

“L’installazione di telescopi – si legge nell’appello – in parchi naturali non solo non è incompatibile, ma è una strategia efficace per preservare questi luoghi. Gli osservatori astronomici richiedono ambienti privi di qualsiasi tipo di inquinamento, incluso quello luminoso, e le riserve naturali offrono condizioni ideali”.

CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Pubblicato il

24 Settembre 2024, 19:43

Condividi sui social