07 Aprile 2014, 06:25
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PALERMO – All’Istituto autonomo case popolari di Palermo si erano inventati il telelavoro per due dipendenti. “Inventati” perché, secondo l’accusa, in un caso non sarebbe stato attivato nemmeno il collegamento a Internet.
Sotto inchiesta sono finite quattro persone. L’ex direttore generale dello Iacp, Salvatore Giangrande, il dirigente responsabile dell’ufficio tecnico Ernesto Butticè (l’unico ancora in servizio) e gli ex funzionari Santa Maria Sammartano e Baldassare Migliore sono indagati per truffa. Su di loro pende già una richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Maria Teresa Maligno. A fare luce sullo “scandalo”, non è il primo che coinvolge lo Iacp, sono stati i carabinieri dell’Ispettorato regionale del lavoro.
Tutto parte da un esposto, anonimo e dettagliato. “Alcuni dipendenti hanno ricevuto un regalo particolare dai propri dirigenti amici – si leggeva nella lettera spedita in Procura – infatti almeno due di essi sono stati a casa senza andare in ufficio nemmeno un giorno percependo regolarmente lo stipendio e le indennità, per un periodo di cinque anni in quanto svolgevano il telelavoro”.
E i carabinieri si sono attivati. Il telelavoro è disciplinato da una norma che prevede alcuni paletti. Ad esempio, l’obbligo di presentazione in ufficio, almeno una volta alla settimana, per acquisire informazioni necessarie per svolgere il lavoro a casa. Dall’ottobre 2004 al gennaio 2010 il geometra Migliore avrebbe registrato, mediante badge, una sola volta la sua presenza negli uffici di via Quintino Sella. Per l’esattezza il 22 dicembre 2006. Molto più assidua, ma lontana dagli standard richiesti, la presenza dell’architetto Santa Maria Sammartano che ha strisciato il suo tesserino magnetico 47 volte. La visita settimanale in ufficio serve, come da regolamento, per compilare la dichiarazione con cui il telelavoratore, sotto la propria responsabilità, certifica il numero delle ore di lavoro svolte a casa.
I carabinieri dell’ispettorato gli hanno fatto le pulci. A proposito, i militari ricevono delicate deleghe di indagini dalla Procura anche se l’ultima Finanziaria regionale non ha previsto i fondi necessari per mantenere il Nucleo in vita. Finora solo rassicurazioni, ma pochissimi fatti.
È venuto fuori che Migliore, residente a San Giuseppe Jato, in sei anni ha effettuato al back office, una specifica area del sito internet dello Iacp (a cui era stato addetto), circa 150 attività di inserimento dati. Per ciascuna di esse ci vogliono, i tempi vengono stimati in eccesso, venti minuti. Peggio, stavolta, avrebbe fatto la Sammartano perché, secondo gli investigatori, “non esistono elementi idonei a dimostrare l’esistenza effettiva del telelavoro poiché i collegamenti internet-telefonici con lo Iacp costituivano un’eccezione”. Insomma, il collegamento a Internet non c’era.
La Sammartano per la verità avrebbe ammesso di avere svolto un’attività che, però, nulla avrebbe a che fare con il lavoro a distanza. All’architetto Butticè, che aveva il compito di controllare e valutare il suo operato, dichiarò di avere avuto incontri e rapporti con i Comuni di Bagheria, Altavilla Milicia e Trabia per discutere di edilizia popolare. Solo che i responsabili delle tre amministrazioni comunali, convocati dagli investigatori, hanno dichiarato di non conoscere l’architetto Sammartano.
Entrambi i funzionari hanno percepito mensilmente, oltre allo stipendio, tre indennità: di posizione, di telelavoro e di risultato. Complessivamente la Sammartano ha intascato per gli anni di telelavoro 112 mila euro netti. Poco più di 130 mila euro, per il geometra Migliore. A tanto ammonterebbe la cifra della presunta truffa che viene loro contestata in concorso con Giangrande e Butticè. Gli indagati al momento risultano assistiti da un difensore d’ufficio che, non conoscendo gli atti, preferisce non replicare. Le indagini non si fermano, perché i carabinieri delll’ispettorato regionale del lavoro adesso vogliono capire se le vicende del telelavoro siano le uniche poco chiare.
*Riceviamo e pubblichiamo una nota di Baldo Migliore.
“Per quanto mi riguarda la notizia non corrisponde al vero. A parte il fatto che dovrò dimostrarlo in Tribunale, anche con testimonianze della Questura di Messina e del Ministero delle Infrastrutture, basta andare su Google e cercare ‘geometra Migliore Iacp Palermo” e si trovano parecchi documenti da me pubblicati nel sito internet dell’ente Iacp Palermo, nella qualità di responsabile del sito. Poichè senza internet questo lavoro non poteva essere svolto, fatte le semplici ricerche suggerite, per quando mi riguarda, gradirei leggere sulla Vs pagina web una rettifica della notizia”.
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07 Aprile 2014, 06:25