07 Novembre 2023, 06:50
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PALERMO – Nessun maxi emendamento, ma una ventina di norme che rappresenteranno le volontà del governo Schifani rispetto al Collegato ter che oggi sbarca all’Ars. Proposte di modifica già depositate dagli uffici dell’assessorato all’Economia, guidato da Marco Falcone, che aumentano la portata del ddl e che dovranno essere esaminate dalla commissione Bilancio. Servirà il parere preventivo della seconda commissione e per questo il percorso della ‘manovrina’, che anticipa di fatto la legge di stabilità aprendo la sessione di bilancio a Palazzo dei Normanni, subirà un comprensibile allungamento dei tempi.
L’Aula è stata aperta alle 11 e la seduta, come previsto, è stata subito sospesa. Se ne riparlerà nel pomeriggio. Il ddl, quindi, dovrebbe entrare nel vivo soltanto domani, mercoledì 8 novembre, con l’esame del testo e l’avvio delle votazioni sui singoli articoli. Il ddl ‘Disposizioni varie’ è destinato a vedere aumentare il proprio volume. Il nucleo originario di otto articoli, figlio dello stralcio dell’ultima Finanziaria, si è già allargato a 25 e il testo lieviterà ulteriormente. Da parte del governo di Renato Schifani c’è l’esigenza di mettere a frutto le nuove entrate previste: soprattutto (ma non solo) i 300 milioni ottenuti da Roma per compensare la maggiore compartecipazione della Sicilia alla spesa sanitaria. Fondi che vanno impegnati entro il 2023. Un ‘tesoretto’ che, come aveva anticipato lo stesso Falcone all’Ars (“vogliamo innescare circuiti economici virtuosi”), non finirà in economie di bilancio. Ai 300 milioni provenienti da Roma si aggiungeranno le risorse figlie dallo straccia-bollo auto e del maggiore gettito Iva. La ‘manovrina’ in questo modo, tenuto conto dei cento milioni già movimentati dal testo di partenza, sfiorerà i 600 milioni di euro.
I venti emendamenti del governo disegnano le linee di spesa, lasciando uno spazio finanziario da otto milioni per gli emendamenti che arriveranno dai deputati. Le ‘macro-decisioni’ del governo sono contenute in alcuni emendamenti-chiave. Ci sono 70 milioni destinati alla riduzione del disavanzo, così come previsto dall’accordo con il governo Meloni, e altri 98 che dovranno tornare a Roma nell’ambito di un ricalcolo nell’attribuzione dei fondi Covid alla Sicilia. Al Fiprs (Fondo immobiliare pubblico Regione Siciliana) 70 milioni per riacquistare gli immobili che la Regione aveva venduto nel 2007, restando però come affittuaria. Quest’emendamento scrive la parola fine sulla strada scelta inizialmente dal governo: l’utilizzo del Fondo pensioni della Regione per l’acquisizione degli immobili. Davanti alla contrarietà dei sindacati e di parti della maggioranza, infatti, il governo ha cambiato strumento, ma non obiettivo: tornare in pieno possesso (al momento detiene il 35%) del fondo proprietario degli immobili.
Tra gli emendamenti anche la tranche di 59 milioni di euro in favore del Fondo pensioni della Regione Siciliana. Con questa misura si va a coprire la prima parte del taglio di 118 milioni di euro scritto nella legge di stabilità che verrà approvata in Giunta mercoledì. È la prova di come il Collegato ter e la Finanziaria si sostengano a vicenda e siano parte di un unico progetto, con alcune mosse anticipate nella ‘manovrina’ che consentono di liberare risorse per il successivo ddl di stabilità. Aumenta di dieci milioni il fondo destinato all’abbattimento degli interessi sui mutui per la prima casa, che passa da 40 a 50 milioni di euro, mentre altri 12 milioni andranno all’Irfis. Per il rinnovo del Contratto collettivo dei dipendenti regionali si stanziano 10,7 milioni di euro. Per 133 Pip, inoltre, ci sarà la possibilità di lasciare il bacino di precariato grazie a un emendamento da 4,1 milioni di euro. L’estensione oraria dei lavoratori Asu, invece, pesa per 1,8 milioni di euro. Sei milioni (ma potrebbero lievitare fino a 8) andranno alle cantine sociali e il Furs (Fondo unico regionale per lo spettacolo) potrà contare su una ulteriore dotazione di 1,5 milioni di euro.
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07 Novembre 2023, 06:50