03 Gennaio 2025, 19:20
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PALERMO – Si accende il clima del Pd in Sicilia. Ad alimentare le fibrillazioni interne al partito, tenute più o meno sotto traccia per le profonde divergenze nel gruppo dirigente sulle procedure per il congresso regionale – parola tra marzo e aprile ai soli tesserati o primarie? – è la posizione assunta dal gruppo parlamentare all’Assemblea siciliana che pur votando contro ha incassato alcune norme nel maxi-emendamento alla manovra di stabilità regionale approvata dall’Assemblea siciliana il 28 dicembre, che ha permesso al governo Schifani di incassare bilancio e finanziaria entro fine anno, non succedeva da vent’anni.
Alla linea intransigente di chi sostiene che i parlamentari non avrebbero dovuto dialogare col governo contestando ad alcuni deputati di avere prestato il fianco parcellizzando i finanziamenti ottenuti per interessi territoriali, si contrappone quella della maggioranza parlamentare secondo cui proprio l’azione all’Ars è servita a modificare la manovra e a convogliare parte delle risorse disponibili verso provvedimenti generalisti e di sostanza.
Di questa contrapposizione, diversi dirigenti, contattati dall’ANSA, spostano l’analisi politica sul piano interno legato proprio alla fase congressuale e ai dissidi sulla modalità di votazione.
Più di un dirigente rivela che la chat interna in queste ore è bollente e c’è chi non esclude, a questo punto, l’ipotesi estrema del commissariamento del Pd siciliano o di un referendum interno che spaccherebbe ancora di più il partito.
Si parla addirittura di dimissioni nella segreteria, guidata da Anthony Barbagallo, tra qui quelle di Fabio Venezia, vice capogruppo all’Ars, ma non ci sono conferme. E in questo scenario i fari sono puntati sull’appuntamento dell’11 gennaio: in questa data si dovrebbe riunire l’Assemblea regionale del Pd proprio per discutere del regolamento congressuale, anche alla luce della recente delibera della commissione di garanzia nazionale. Un condizionale d’obbligo per chi ritiene che in questo clima l’Assemblea dovrebbe essere rinviata.
Oggi, inoltre, il segretario del Pd in Sicilia Anthony Barbagallo, ha parlato della manovra finanziaria che, a suo dire, è la peggiore di sempre.
“Siamo davanti ad un classico caso in cui gli ex oppositori, convertitisi sulla via di palazzo d’Orleans, diventano i più zelanti difensori del governo. C’è da capirlo, però, visti i lauti contributi elargiti ai comuni di riferimento della sparuta pattuglia restante dei deputati di sud chiama Nord. La ex grillina Castelli, già sottosegretaria alla gaffes e agli scivoloni, non si prenda pena per i deputati regionali del Pd il cui lavoro di miglioramento sulle norme generali in finanziaria regionale è conosciuto”.
Così Sergio Lima, componente della segreteria regionale del Pd Sicilia e componente della Direzione nazionale Dem replica alla nota degli esponenti di Sud chiama Nord, Laura Castelli e Danilo Lo Giudice.
“Ancora meno si preoccupi per il dibattito interno ed il congresso di un partito che – aggiunge – non si comporta come un navigatore impazzito alla continua ricerca di qualche briciola di potere e non cambia linea con una diretta folcloristica su qualche social. Infine sulle elezioni europee ci parrebbe ingeneroso e poco elegante discutere su Sud chiama Nord, che – conclude – è stato più visibile per le fantasiose operazioni di grafica che per il risultato elettorale”.
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03 Gennaio 2025, 19:20