Termini Imerese: prima si fingono clienti e poi rapinano il pub

Retroscena del blitz: prima si fingono clienti, poi rapinano il pub

Come si è arrivati agli arresti per il colpo a Termini Imerese

PALERMO – Hanno trascorso la serata nel pub che all’alba hanno deciso di rapinare. “Io a questo lo conosco”: le parole del titolare del pub “Shiagù” di Termini Imerese hanno dato il via alle indagini dei carabinieri, culminate in un blitz con 5 arresti.

In carcere è finito anche Michele Di Giacomo, figlio di Giuseppe boss di Palermo Centro assassinato alla Zisa nel 2014. Il suo è uno degli omicidi ancora senza colpevoli. (Leggi: sangue e misteri).

Gli investigatori hanno acquisito le immagini delle telecamere di video sorveglianza ed in effetti hanno riconosciuto per primo Riccardo Russo. Accanto a lui c’erano Paolo Potano, Antonio Mario Messina, Giuseppe Valguarnera e Di Giacomo.

Si divertivano all’interno del locale, come tanti altri coetanei. All’alba l’assalto armi in pugno. Partendo da Russo i carabinieri, coordinati dalla Procura di Termini Imerese, hanno incrociato i tabulati telefonici. I cinque arrestati il 9 luglio sorso erano tutti nel locale.

La conferma è arrivate dalle immagini e da alcuni dettagli. Il pinocchietto, le scarpe bianche con le strisce tricolori, i capelli rasati ai lati: le foto postate sui social hanno aiutato gli investigatori a identificare i presunti autori del colpo che fruttò 2.500 euro.

Agli atti dell’inchiesta c’è anche una conversazione. Di Giacomo chiedeva a Messina: “Vuoi venire con me? Ce ne andiamo a Termini”. “Sei pazzo'”, rispondeva Messina. Il figlio del boss sembrava volerlo sfidare: “Tieni paura?”. La paura, secondo il legale, di essere riconosciuti tornando sul luogo del delitto.


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