23 Dicembre 2009, 18:20
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Volti scuri, poca voglia di parlare, tanta rabbia. Gli operai della Fiat e delle aziende dell’indotto sono tornati a Termini Imerese, dopo la manifestazione in piazza Montecitorio a Roma, con l’umore nero. Non sono rassegnati ma molto preoccupati, dopo che l’ad Sergio Marchionne ieri a Palazzo Chigi ha ufficializzato che la Fiat non produrrà più auto a Termini Imerese, a partire dal dicembre del 2011. E anche se il ministro per lo Sviluppo, Claudio Scajola, assicura l’impegno del governo perché “il polo industriale di Termini Imerese non può essere chiuso”, tra le tute blu cresce la paura di perdere il posto di lavoro. La costruzione della nuova Lancia Ypsilon, assegnata dal Lingotto un anno e mezzo fa alla fabbrica siciliana, è stata ‘dirottata’ in Polonia. I 1.350 operai termitani continueranno ad assemblare l’attuale Ypsilon fino a dicembre 2011. Prima di arrivare a Termini Imerese col treno speciale, i lavoratori hanno bloccato per alcuni minuti i binari ferroviari a Messina. Sguardo basso e nervi tesi, sono tornati poi a casa dalle proprie famiglie, ma non sarà un Natale sereno. Una delegazione sindacale si è recata davanti ai cancelli della Fiat. Gli impianti oggi sono rimasti fermi per lo sciopero di otto ore proclamato da Fim, Fiom e Uilm, proprio in occasione della riunione a Palazzo Chigi. “In questo momento serve unità, bisogna fare blocco sociale in difesa della fabbrica”, dice il segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone, che propone l’occupazione immediata dello stabilimento e lo sciopero a oltranza per fermare subito la produzione. “Gli operai non possono continuare a lavorare sapendo che tra due anni finisce tutto, considerato che la Fiat è irremovibile – dice Mastrosimone – a questo punto la risposta deve essere immediata e senza ambiguità”. Mastrosimone aggiunge: “vogliamo condividere questa posizione con la Fim e Uilm, perché é necessaria la massima unità in una fase così drammatica per il futuro della fabbrica”. E il segretario provinciale della Uilm, Vincenzo Comella, avverte: “Non molleremo, vogliamo continuare a produrre autò”. Il ministro Scajola intanto ha ribadito che a gennaio convocherà un tavolo di confronto con la Regione siciliana, la Fiat e le forze sociali “perché Termini Imerese possa avere un futuro industriale: mi auguro ancora con l’auto, in modo conveniente”. “Ci sono risorse che possono essere messe a disposizione – dice – e se non riuscissimo a dare un futuro per l’auto, e comunque questa è la prima opzione, non lasceremo soli i lavoratori e lavoreremo su proposte alternative che possano dare uno sviluppo e un percorso di crescita a quel territorio”. Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, “un’eventuale soluzione industriale diversa dall’auto non è in grado di dare una risposta ai lavoratori”. Le parole usate da Marchionne, secondo il quale l’unico modo per risolvere la situazione a Termini sarebbe spostare la Sicilia al Nord, non sono piaciute alla delegazione siciliana, presente a Palazzo Chigi. Il capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici, li definisce “arroganti e inaccettabili” e chiede la convocazione “di una seduta straordinaria” del Parlamento siciliano.
Fonte Ansa
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23 Dicembre 2009, 18:20