Mamma li trattori

di

06 Novembre 2009, 17:02

2 min di lettura

Produrre cabine per i trattori a marchio Cnh. È questo il futuro ipotizzato da Fiat per lo stabilimento di Termini Imerese, un impianto più volte definito dall’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, come “troppo piccolo e con costi troppo alti”. Ora la conferma: dal 2011, con la Ypsilon a fine corsa, la fabbrica siciliana sarà riconvertita (forse: la soluzione andrà trovata con Palazzo Chigi e confederazioni). Di sicuro, da lì non usciranno più auto.

Al momento, l’argomento è oggetto di un tavolo di trattativa fra azienda, esecutivo e rappresentanti sindacali, ma gli addetti ai lavori, secondo cui l’impianto siciliano continuerà a produrre per altri sei mesi oltre alla data fissata, parlano proprio della possibilità che da Termini escano pezzi da destinare all’assemblaggio finale nei stabilimenti del gruppo di Imola e Jesi. Ipotesi che non piace né ai sindacati né al governo regionale. “La posizione della Regione sulla questione Fiat è chiara – ha detto Marco Venturi, assessore all’industria, intervenendo all’XI congresso provinciale della Uilm Palermo -: per noi è fondamentale che Fiat resti a Termini Imerese. Ma è altrettanto importante che lo faccia decidendo di produrre vetture, magari puntando su quelle ecologiche”. Venturi, quindi, ha precisato: “Non ci interessa molto una ipotesi di riconversione che punti all’assemblaggio. Abbiamo messo a disposizione ingenti risorse, oltre 400 milioni, l’Ars (Assemblea regionale siciliana, ndr) ha varato la legge sul credito di imposta”.

Articoli Correlati

Dello stesso avviso il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, che ha dichiarato: “È tramontata la speranza che ancora una volta fosse possibile salvare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, mettendo sul piatto una bella fetta di soldi della Regione. È mio auspicio che le risorse pubbliche possano essere utilizzate a seguito di una trattativa con pari dignità tra le parti. Non considero prioritario prolungare un’agonia; ritengo strategico investire risorse regionali, anche con grandi partner, ma con una stella polare: sviluppo vero e duraturo”.

Adesso non resta che aspettare che Fiat presenti il piano industriale (cosa che, secondo alcuni rumor, dovrebbe avvenire entro fine mese, in un tavolo con Governo e Cgil, Cisl e Uil). “Solo dopo – ha aggiunto Venturi – potremo valutare e prendere in considerazione eventuali alternative. Noi però puntiamo sull’industria torinese”. Ma un fatto è intanto certo: la sottoutilizzazione degli impianti. Basti pensare che quest’anno i cinque stabilimenti Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano e Termini Imerese hanno prodotto, insieme, circa 645mila vetture, impegnando 21.900 persone. La loro capacità produttiva complessiva è di un milione e trecento mila vetture: oltre il doppio, dunque di quanto hanno effettivamente assemblato nel 2009. Una forbice insostenibile per il Lingotto che più volte ha annunciato l’intenzione di ridimensionare la produzione. E i due stabilimenti a rischio sono sempre gli stessi: Termini Imerese, nel Palermiano, e quello campano di Pomigliano. Anche se, ha fatto sapere Marchionne, che “già senza Termini la capacità produttiva nazionale scenderà del 15%: livello ancora non ottimale ma gestibile”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicato il

06 Novembre 2009, 17:02

Condividi sui social