16 Agosto 2016, 15:42
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CATANIA – Il punto di partenza è semplice: Catania, e tutta la Val di Noto, sono territori ad altissimo rischio sismico e quel temuto terremoto che in molti chiamano big one prima o poi ci sarà. Ne è certo il consigliere comunale di Grande Catania, Sebastiano Anastasi, che ha preparato un ordine del giorno per avviare un percorso che, nel giro del più breve tempo possibile, possa mettere in condizione i cittadini catanesi e del sud est della Sicilia, e i governi locali, di mettere in sicurezza palazzi e abitazioni. “Non si sa se oggi o se fra cinquantanni, le statistiche questo non lo prevedono – spiega Anastasi – ma sono state in grado, invece, di affermare che ogni 300 anni circa si verifica un sisma grave e distruttivo in queste zone. Per questo – continua – occorra che i governi, a ogni livello, cominciando certamente da quello nazionale, prevedano delle misure fiscali e dei canali di finanziamento per permettere gli adeguamenti strutturali. A rischio non ci sono solo vite umane – sottolinea – ma la storia, il patrimonio storico e materiale che ha fatto di Catania e di questo pezzo di Sicilia, quella meraviglia che è”.
Troppo recente, secondo Anastasi, la distruzione del centro storico de l’Aquila, ma anche la devastazione di Messina che, un secolo fa, venne praticamente rasa al suolo da un maremoto seguito a un forte terremoto, che non risparmiò quasi niente. Comprese le storie, i cognomi, le usanze dei messinesi. “Noi viviamo alle pendici di un vulcano attivo, al centro di una faglia tettonica, ma forse pensiamo che, quello che spesso vediamo accadere da altre parti, qui non possa avvenire – continua il consigliere. Non voglio certo fare l’uccello del malaugurio – sottolinea – ma bisogna considerare la realtà e attrezzarsi”.
Tenendo presente, soprattutto, gli studi già effettuati. “La mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale – continua Anastasi – è stata redatta nell’aprile 2004 dal Ingv e considera la fascia orientale dell’Isola come un territorio della medesima probabilità di accelerazione del suolo delle altre aree a grande rischio sismico. Inoltre, la stima dei crolli in 100 anni, realizzata dalla Protezione civile nel 1996, certifica in quella zona la fascia percentuale più alta, cioè quella compresa tra il 2% e il 15%. Infine – continua – la mappa delle zone sismiche della Protezione civile ha fissato 4 zone per livello di rischio, e la Sicilia Orientale rientra nella zona 1, quella a più alto rischio. Insomma, il rischio in particolar modo per la città di Catania è eccessivamente elevato per la presenza di troppi edifici che sono stati progettati e costruiti senza il rispetto delle norme antisismiche imposte alla solo dopo il 1980″.
Da qui l’ordine del giorno che mira a impegnare la Presidenza del Consiglio dei Ministri a prevedere una deroga alla vigente normativa in materia di patto di stabilità “allo scopo – recita il documento sottoscritto già da 15 consiglieri – di consentire una maggiore spesa pubblica per fronteggiare le attuali evidenti e notevoli carenze in termini di prevenzione di sismica strutturale, nonché alla predisposizione di opportuni strumenti legislativi mirati alla città di Catania, ma anche ovviamente al resto delle città isolane con i medesimi elevatissimi rischi, volti ad incentivare con massive e imponenti azioni di defiscalizzazione ed incentivazione finanziaria, snellimento burocratico, la ristrutturazione secondo parametri “antisismici” e/o la demolizione e ricostruzione di tutti gli edifici privati con grave e media vulnerabilità sismica. La Regione Siciliana a prevedere nel prossimo bilancio di previsione un incremento del capitolo di spesa relativo alle somme da destinare alla “prevenzione sismica” e la Protezione Civile Regionale ad attivarsi presso le Autorità Statali competenti al fine d’incrementare le somme da destinare alla Regione Siciliana per riorganizzare,potenziare ottimizzare il Piano di Emergenza Rischio Sismico di tutti i comuni siciliani,Catania in testa”.
Una battaglia che, secondo Anastasi, dovrebbe intestarsi il sindaco Bianco e la sua amministrazione per raggiungere il Governo nazionale. “Va bene la variante del centro storico e le altre azioni messe in campo per l’attenuazione del rischio – afferma ancora il consigliere che, sull’abbattimento del ponte Gioeni preferisce, però, non commentare – è sicuramente un passo avanti, ma occorre ragionare in termini più ampi, soprattutto coinvolgendo le periferie e i Comuni dell’area metropolitana. Questa è un’emergenza – precisa – e bisogna farlo comprendere a chi governa, a Roma come a Palermo”.
L’idea è che, una volta votato l’ordine del giorno, questo possa essere trasmesso dalla presidente Raciti al governo nazionale. “Sarebbe una bella vittoria .- conclude Anastasi – per questa amministrazione, che ha dato vita al Distretto del Sudest e potrebbe farlo anche dal punto di vista del rischio sismico, ma soprattutto lo sarebbe per la città e l’intera comunità”.
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16 Agosto 2016, 15:42