19 Febbraio 2014, 07:59
5 min di lettura
CATANIA- La Tributaria guidata dal colonnello Giancarlo Franzese, e la guardia di Finanza di Roberto Manna, sotto il coordinamento della Procura di Giovanni Salvi, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente del valore di 431mila euro a Francesco Cavallaro, direttore amministrativo dell’Iraps, Filippa Colombino, legale rappresentante dell’Iraps e Concetta Cimino, Rup designata dalla Regione e indagata con l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Nel mirino dell’inchiesta dei Pm Giuseppe Gennaro e Alessandro La Rosa è finito il bando “Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia della Regione Siciliana – Procura di Palermo, Tribunale di Catania e Corte d’Appello di Catania”.
“L’inchiesta nasce dalle denunce della Corte d’Appello che più volte ha scritto al ministero competente. Sia il presidente del Tribunale, che il presidente della Corte d’Appello hanno scritto sia alla Regione che alla Procura evidenziando che erano stati pagati avanzamenti dello stato di lavoro non autorizzati. Ringrazio moltissimo i colonnelli Manna e Franzese -ha detto il Procuratore Capo Giovanni Salvi- perché li abbiamo costretti a un lavoro continuo che ha chiarito ogni passaggio di questo meccanismo”.
Per il comandante provinciale della Guardia di Finanza Roberto Manna si tratta di un appalto aggiudicato in un “contesto noto agli inquirenti. Le indagini sono consistite in accertamenti di natura documentale, raffrontati con la tipologia di prestazioni dovute e gli stati di avanzamento prodotti per ottenere i fondi pubblici. Questo ha portato alla presentazione di stati di avanzamento che non corrispondevano con i lavori eseguiti, determinando l’estensione del cosiddetto “quinto contrattuale”, cioè un incremento che non era dovuto”.
Il Pm Alessandro La Rossa ha sottolineato gli aspetti tecnici dell’indagine: “Il Rup avrebbe dovuto chiedere anche il Piano operativo di dettaglio, per verificare l’effettivo avanzamento dei lavori; le indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno dimostrato che queste scansioni temporali non venivano rispettate”
IL FRONTE PALERMITANO. A Palermo, come conferma il procuratore Giovanni Salvi, è in corso un’indagine sulla fase di aggiudicazione dell’appalto. Livesicilia ha analizzato tempo addietro gli atti della gara d’appalto finita nel mirino della magistratura.
Tutto scaturisce dal bando di 1milione e 230mila euro che LivesiciliaCatania pubblica integralmente (CLICCA QUI), un bando finanziato con i fondi del Por 2007/2013 per l’aggiudicazione definitiva dell’appalto per l’affidamento del servizio di “Rafforzamento delle capacità d’azione delle Autorità per l’Amministrazione della Giustizia della Regione Sicilia – Procura di Palermo, Tribunale di Catania e Corte D’Appello di Catania”.
La data da segnare è quella dell’11 novembre 2009, quando la commissione di gara apre le buste e stila la graduatoria delle offerte. Tra i partecipanti spiccano la Luiss Guido Carli, la Ernst e Young, la Bain e Company, colossi americani del settore della Formazione professionale.
Prima classificata, per punteggio, risulta la Lattanzio Associati, “con l’offerta di punti complessivi -si legge sul verbale- pari a 87,68”.
La Lattanzio, riteneva che il lavoro di formazione del personale della Corte d’Appello poteva essere svolto con un ribasso, cioè un risparmio per la pubblica amministrazione, del 40% rispetto al prezzo a base d’asta. Questa offerta è stata ritenuta “anomala” e la Lattanzio è stata esclusa.
Durante la fase di verifica successiva all’esclusione, la Lattanzio non avrebbe fornito “elementi giustificativi dell’offerta”, per questo, l’offerta non è stata ritenuta “congrua”.
Fatte queste premesse, la gara è stata aggiudicata alla Iraps Onlus, con il parere favorevole del Rup. Il prezzo, si legge nel documento, è di 1.230.660 euro, quattrocentomila euro in più rispetto all’offerta della Lattanzio esclusa dalla gara.
“La presente determinazione -si legge nelle ultime righe del verbale di gara- in quanto atto prodotto dall’ Amministrazione attiva e dal quale non discende direttamente o in via mediata un obbligo di pagare, non è assoggettata all’esame della competente Ragioneria Centrale”.
Tutto firmato dal dirigente generale Patrizia Monterosso e dal dirigente del Servizio Concetta Cimino.
Le procure di Catania e Palermo -come ha svelato Livesicilia- hanno passato al setaccio una dozzina di gare bandite dalla Regione negli ultimi cinque per una cifra che supera i 70 milioni di euro. L’indagine ha riguardato la preparazione dei bandi, le aggiudicazioni in favore di alcune Onlus, le forniture di beni e servizi. È certo che i procuratori aggiunti di Palermo, Leonardo Agueci, e di Catania, Giuseppe Gennaro, si sono incontrati negli uffici palermitani per uno scambio di informazioni.
L’indagine rischia di provocare un terremoto nei palazzi del potere. L’ipotesi è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia. Uno dei primi bandi a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura catanese è stato quello che ha assegnato un milione e 230 mila euro del Programma operativo regionale 2007/2013 – Fondo Sociale europeo alla Procura di Palermo, al Tribunale e alla Corte d’appello di Catania. La procedura adottata era quella “aperta con il criterio di offerta economica più vantaggiosa”. A presentarla è stata l’Iraps Onlus di Catania. La determina era a firma del dirigente del servizio Concetta Cimino e dell’allora dirigente generale dell’assessorato alla Formazione, Patrizia Monterosso.
Fu solo uno dei primi bandi. Perché di risorse ce n’erano a disposizione ancora parecchie. E sono state assegnate anche alle procure di Messina e Siracusa. A dare il via agli accertamenti è stata la verifica sul lavoro svolto a Catania. O meglio su quanto non sarebbe stato fatto. Dagli accertamenti della guardia di finanza, che ha sequestrato una montagna di carte, sarebbe emerso che la formazione e l’ottimizzazione dei servizi sarebbe rimasta al palo.
Pubblicato il
19 Febbraio 2014, 07:59