Terremoto nella sanità |Arrestati manager e imprenditori

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18 Ottobre 2016, 08:00

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CATANIA. Sisma nella sanità catanese. Manager e imprenditori sono finiti in manette per abuso d’ufficio e corruzione. Avrebbero organizzato una vera e propria migrazione di pazienti dializzati dalle strutture pubbliche ad alcuni centri privati. L’operazione nasce da una delicata indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Dda. Sono cinque le misure di custodia cautelare ai domiciliari eseguite dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania.

A finire nel ciclone dell’inchiesta sono stati tre imprenditori e due dirigenti medici: Francesco Messina Denaro (55 anni e lontano parente del superlatitante), procuratore speciale della Diaverum Italia Srl per la Sicilia, Salvatore Guarino (64 anni) e Carmelo Papa (60 anni) rispettivamente amministratore di fatto e di diritto del centro dialisi privato “Le Ciminiere SRL”; Giorgio Leone (classe ’64) ed Elvia Sicurezza (classe ’51), dirigenti medici rispettivamente in servizio presso i Reparti di Nefrologia e Dialisi degli ospedali Garibaldi e Vittorio Emanuele di Catania. Gli indagati rispondono di associazione a delinquere finalizzata a una serie di episodi corruttivi per atti contrari ai doveri di ufficio posti in essere tra il luglio del 2014 e l’aprile del 2015. Il giudice ha inoltre disposto, l’interrogatorio di garanzia, per la nomina di un commissario giudiziale per un anno a carico delle due società coinvolte nelle indagini: la  “Diaverum Italia srl” di ssago (MI) e della società “Le Ciminiere srl” di Catania.

Dalla ricostruzione degli investigatori “i dirigenti medici coinvolti  approfittavano del rapporto diretto instaurato con pazienti affetti da patologie nefrologiche e bisognosi di terapia dialitica orientando, ricorrendo anche a  “pressioni psicologiche”, l’invio dei pazienti verso i due centri dialisi privati riconducibili al gruppo “Diaverum” o al centro dialisi “Le Ciminiere”. Il personale della pubblica sanità corrotto (infermieri e medici), – scrivono gli inquirenti – in aperto conflitto di interessi e pienamente consapevole di compiere atti contrari al proprio ufficio, sarebbe stato compensato dagli imprenditori corruttori con assunzioni clientelari dei propri familiari nonché stipendi, consulenze e bonus contrattuali “gonfiati” ed attribuiti a prestanome o parenti”.

Al centro del circuito corruttivo vi erano le società Diaverum e Le Ciminiere, i cui centri dialisi “sono risultati – ricostruiscono gli investigatori – destinatari privilegiati dei pazienti dializzati e questo gli avrebbe garantito, da un lato, l’erogazione di cospicui contributi pubblici (pari a circa 40.000 euro annui per paziente); dall’altro, l’acquisizione progressiva di quote di mercato tali da creare una posizione dominante nel settore dialitico privato della Sicilia orientale”.

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LA DIAVERUM ITALIA IN NUMERI: La società è inserita in un gruppo internazionale di assoluto rilievo (operativo in 20 nazioni, 9000 dipendenti, 29.000 pazienti in cura, volume d’affari oltre 580 milioni di euro) si è avvalsa dell’opera dell’amministratore delegato (fino al febbraio di quest’anno) Gianpaolo Barone Lumaga e del “Ragioniere”, procuratore speciale per la Sicilia, Francesco Messina Denaro meglio conosciuto come Gianfranco . Quest’ultimo, nato a Castelvetrano (TP) il 18 agosto 1961, ha un legame di parentela con il noto boss latitante Matteo Messina Denaro. I rispettivi nonni Francesco e Salvatore erano fratelli.

IL SISTEMA CORRUTTIVO. I manager della Diaverum avrebbero mantenuto costanti i contatti con gli interlocutori pubblici e privati in modo da preservare il numero dei pazienti assistiti e possibilmente da incrementare per il futuro. Nei confronti dei sei principali indagati è stato configurato, come si è detto, il reato di associazione a delinquere di cui all’articolo 416 del codice penale avendo costoro “promosso, organizzato e gestito un vero e proprio sistema finalizzato al costante sviamento di pazienti dalle struttura sanitarie pubbliche a quelle private caratterizzato da un trattamento meramente “commerciale” delle persone dializzate, le quali in alcune conversazioni registrate venivano addiruttura considerate “regali” o “numeri da portare”; un progressivo e sensibile aumento dei flussi di spesa pubblica erogati per il rimborso delle prestazioni effettuate dai centri privati”.

GLI OSPEDALI ESTRANEI ALL’INCHIESTA. Nessuna responsabilità penale è emersa in capo alle strutture ospedaliere catanesi dove prestavano servizio i Dirigenti medici e gli infermieri indagati.

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18 Ottobre 2016, 08:00

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