12 Febbraio 2017, 07:30
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Atlas Obscura è uno dei migliori siti web in cui cercare luoghi “nascosti”, poco conosciuti del mondo, alcuni dei quali esoterici, come in una versione 2.0 delle wunderkammer dei secoli scorsi. In questo archivio, divenuto manuale per viaggiatori molto curiosi, è stata inclusa la celebre “villa dei mostri” di Bagheria: Villa Palagonia.
Costruita nella prima metà del Settecento per volere di Don Francesco Ferdinando Gravina e Crujllas, V principe di Palagonia, l’edificio fu progettato dal frate domenicano Tommaso Maria Napoli, architetto e collaboratore del Senato palermitano, con la qualifica di “ingegnere militare”, specializzato nelle fortificazioni. Una delle caratteristiche dell’edificio è, infatti, la particolare struttura compatta, concentrata in un blocco massiccio che poggia sull’originale basamento “a scarpa”, seguendo il modello delle costruzioni militari, che il progettista aveva già realizzato in Ungheria e in Morea. Questi elementi rispondevano anche alle esigenze di difesa che, all’epoca, erano necessarie per la sicurezza di edifici isolati, lontani dalla città, immersi nella campagna e spesso vicini al mare.
Oggi la villa è ubicata al centro del caotico agglomerato urbano di Bagheria, che ha fagocitato e alterato lo straordinario valore ambientale ed architettonico di questo edificio. Nel Settecento l’aristocrazia palermitana sceglie questo sito, all’ora affascinante, per edificarvi straordinarie ville suburbane. Queste proprietà, inizialmente utilizzate per l’agricoltura, diventano luoghi di soggiorno e vacanza quando le campagne sono più sicure e diminuiscono le incursioni dei pirati dal mare. Alcune famose ville di Bagheria, come la celebre Villa Valguarnera (progettata dallo stesso architetto Tommaso Maria Napoli) e Villa Trabia, ancora di proprietà degli eredi delle famiglie che le hanno edificate, resistono, tuttora, all’aggressione edilizia circostante.
Severa ed eccentrica, Villa Palagonia divenne famosa, all’epoca del Grand Tour, grazie ai viaggiatori che dall’Europa arrivavano in Sicilia. Questi erano attratti dall’incantevole bellezza degli scenari storici e paesaggistici dell’isola, dove fare esperienza concreta delle teorie del “pittoresco” e del “sublime”: una terra ricca di memoria da cui trarre ispirazione. In alcuni dei diari di questi speciali visitatori, la villa viene considerata come il “luogo più originale che esiste al mondo”. Questa fama deriva dalla decorazione e dagli arredi interni ed esterni, realizzati alla metà del Settecento dal VII Principe di Palagonia, Francesco Ferdinando Gravina e Alliata.
Gli interni della villa sono ricoperti di vetri colorati, marmi pregiati e specchi come quelli che adornano le pareti del celebre “Salone degli specchi” sul cui soffitto si riflette il sontuoso ambiente. I saloni ricchi di dipinti su tela e ad affresco con il ciclo delle “Fatiche di Ercole” mostrano sfondati illusionistici e oggetti rari provenienti da tutto il mondo. Il giardino è circondato da un muro ornato dai famosi mostri in pietra tufacea dell’Aspra. Il principe affermava di aver tratto ispirazione dall’Egitto, terra di misteri, dove – secondo Diodoro Siculo – l’azione dei raggi solari sul limo depositato lungo le rive del Nilo era così potente da dare vita ad ogni sorta di pianta o animale sconosciuto nel resto del mondo. Un “carnevale pietrificato e grottesco”, una “esaltazione del disordine” che non era affatto piaciuto a Goethe, proprio per la mancanza di armonia. Vi si trova un po’ di tutto, nonostante alcune state sono state trafugate, in passato: “figure umane e ferine, cavalieri e dame in costume, pastori e pastorelle, asini con colletti di merletto, struzzi con pennellini rigidi, gatti con gli stivali, e leoni che siedono allegramente a tavola, con i tovaglioli legati al collo, a mangiare ostriche, chissà perché”. Sono le parole con le quali il Prof. Giovanni Macchia descrive le sculture della villa nel suo celebre saggio del 1978 dedicato alla figura leggendaria del principe di Palagonia, uomo enigmatico, avvolto da fama di folle visionario, schizofrenico e malinconico. Secondo la teoria di Macchia, il principe volle riflettere, attraverso l’atmosfera creata nella sua villa, una parodia del suo tempo, dell’Illuminismo e dei suoi principi ispiratori fondati sulla scienza, sulla ragione e sulla misura. Intesa come espressione di una concezione del mondo, un progetto filosofico e letterario, più che un edificio, secondo Macchia Villa Palagonia è la quintessenza di una certa tradizione siciliana, quella dei vulcani e delle sirene, legata più ad Empedocle che ad Archimede, dove i mostri sono innocui ma rimangono potenti moniti contro le aberrazioni della scienza e della sua potenzialità distruttiva nel confronti della natura.
La villa fu acquistata dalla famiglia Castronovo nel 1885, che ancora oggi, grazie ai suoi eredi, rende possibile la visita al monumento tutti i giorni, secondo i seguenti orari: dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 17,30 (dal 1 novembre al 31 marzo) dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00 (dal 1 aprile al 31 ottobre). Ingresso: 6 euro; www.villapalagonia.it
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12 Febbraio 2017, 07:30