13 Maggio 2010, 06:48
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Il giorno dopo sono ancora evidenti le tracce dell’esplosione atomica che ha scosso il più alto palazzo del potere siciliano. La bomba è stata sganciata intorno alle otto di ieri, ora di un risveglio amarissimo. Gli occhi sbigottiti, sospesi tra il sonno e il primo caffè del mattino, sono andati a sbattere contro un titolo clamoroso di “Repubblica”: “Chiesto l’arresto di Raffaele Lombardo e di suo fratello”. Un presagio di sventure ha accompagnato la giornata. Verso ora di pranzo la smentita della Procura di Catania.
Poche frasi secche. La Procura ”non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo o di altri politici” . Sono le parole del procuratore capo Vincenzo D’Agata intervenuto con una nota ufficiale. Nessuna richiesta di arresto al Gip. Immediate – come si dice – le reazioni politiche, dopo il fragoroso sospiro di sollievo collettivo e la contestuale richiesta di invio di ispettori a Catania. Il Pdl Sicilia osserva che ”sosterrà fortemente il presidente Lombardo nel suo progetto di buon governo”; mentre il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, esprime ” preoccupazione per il protrarsi di una situazione di incertezza, non più tollerabile, che rischia di paralizzare la Regione in un momento di grave crisi economica e sociale”. L’Idv invita il Partito democratico a ”uscire dalla maggioranza e a presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Lombardo”. Claudio Fava, a nome di Sinistra ecologia libertà, sottolinea che ”i siciliani hanno il diritto di sapere se sono governati da un politico colluso con la mafia o se si tratta di una montatura” (e chi potrebbe garantire alcunché al momento?, ndr). Tutte le parti in commedia ostinatamente rispettate.
Il giorno dopo si apre come quel film “The day after” che raccontava il destino dei pochi sopravvissuti a una catastrofe nucleare. C’è un senso di desolazione, perché – qualunque sia il giudizio politico – l’eventualità presunta (e poi smentita) che un presidente della Regione possa finire in manette è già, nell’annuncio, una tragedia per tutti. E poi perché si profila, con grande nitore, un particolare. Qualcuno qui non ce la racconta giusta. Se si confrontano due affermazioni che non possono essere vere insieme, perché l’una è negatrice dell’altra, significa che spira un olezzo cattivo di bugia, ed è una sensazione provata altre volte qui e altrove. Nella scena di questa storia ci sono attori consapevoli, che conoscono la trama a memoria. Se assistiamo allo svolgersi di un copione talmente contraddittorio, per quanto spiacevole sia, la logica deduzione è una. Siamo davanti a una vicenda oscura che qualcuno sta circondando, almeno, di omissioni.
Chi? Un po’ di pazienza. Da qui all’ultima puntata ne vedremo, presumibilmente, ancora delle brutte.
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13 Maggio 2010, 06:48