30 Novembre 2018, 20:34
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PALERMO – Per gestire lo spaccio a Lampedusa avrebbe viaggiato spesso in motonave, partendo da Porto Empedocle. L’agrigentino Salvatore Capraro, tra i quindici arrestati nell’operazione antidroga della squadra mobile, sarebbe stato disposto anche a pagare il biglietto aereo e ad ospitare in casa sua, chi gli offriva grosse quantità di sostanza stupefacente da “piazzare”.
Emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Claudia Rosini, nella quale vengono documentate le intercettazioni tra i membri dell’organizzazione che acquistava la droga in Calabria. A contattare Capraro – arrestato dalla polizia proprio a Lampedusa – era stato Gaetano Rizzo, ritenuto braccio destro dei cugini Bronte, entrambi al vertice del gruppo di trafficanti e pusher.
Sarebbe stato lui a curare i rapporti con chi gestiva lo smercio della droga ad Agrigento e provincia e, in quell’occasione, voleva proporre un affare: “Ho una cosa buona”, aveva detto a Capraro, chiedendogli poi dettagli su come doveva comportarsi. Il suo interlocutore, infatti, si trovava a Lampedusa: “Perché non mi vieni a trovare? Perché non mi vieni a trovare qui all’isola. Vieni che ti ospito un giorno, due giorni. Sentimi un minuto – aveva proseguito Capraro – prendi l’aereo e vieni che ti ospito io. Cinquanta euro ci vogliono per l’aereo, ti pare quanto ci vuole”. Di fronte ai dubbi di Rizzo, aveva poi insistito: “Perché ti dico vieni qua e parliamo. Prendi l’aereo oggi stesso, poi te ne scendi. Te lo pago io il ritorno, che vuoi che ti dico”.
A quel punto non poteva più rifiutare. I due avrebbero dovuto parlare d’affari e c’era anche la possibilità di una “gita fuori porta” per la famiglia: “Allora faccio una cosa, sai che faccio? – Aveva risposto Rizzo -. Mi porto a mia moglie con i miei figli”. “Dai, che gli facciamo fare due bagni ai bambini, andiamo…”. “Caso mai mi organizzo – aveva aggiunto – dai ora vediamo”.
L’incontro a Lampedusa avvenne, ma dopo poche settimane la trattativa per la consegna della droga ebbe una battuta d’arresto: il fornitore di Rizzo non aveva più “roba buona”, ma soltanto “immondizia”: “Fratè, tu lo sai, non è che io ti racconto bugie. hai problemi se non è ora, ma è un’altra volta? Non puoi mangiare?”. “Mangiamo lo stesso – rispondeva Capraro – va bene vita mia”. Rizzo, rassicurandolo, aveva concluso: “Vedi che ad agosto sono da te, mi vengo a fare una settimana, io mia moglie e miei figli”.
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30 Novembre 2018, 20:34