11 Febbraio 2016, 14:04
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CATANIA – Ticket sull’Etna? No, grazie. Ha fatto il giro del web incassando parecchi consensi il commento del geologo e scrittore siciliano Sergio Mangiameli pubblicato su Etnalife in riferimento al Decreto San Silvestro siglato dall’assessorato regionale del territorio e dell’ambiente, alla base del quale presto parchi e riserve in Sicilia saranno visitabili pagando un ticket.
Dura la posizione di Mangiameli, che è inoltre fondatore dell’associazione di educazione ambientale “Piuma Bianca: “Non ci sono guardia-parco, all’interno dell’Ente Parco non c’è ancora la figura di zoologo, il numero di guide è irrisorio, il vulcanologo è uno solo, non c’è un responsabile della fruizione – spiega – I contribuenti già pagano aliquote regionali per un bene, come quello dell’Etna, molto trascurato!”.
Un sito poco valorizzato e nettamente inferiore ai tanti altri grandi Parchi naturalistici italiani è il quadro che emerge dalla fotografia scattata dal geologo che così prosegue: “dove sono i centri visita? Dove sono le aree faunistiche? Dove sono le sale museali? Dove sono i giardini alpini? Dove sono i sentieri ben mantenuti e correttamente segnati?”.
Domande che abbiamo rivolto direttamente a Marisa Mazzaglia, presidente Parco dell’Etna che così ha risposto: “stiamo parlando di un articolo che dice palesemente cose false e facilmente confutabili con atti ufficiali pubblicati sul sito amministrazione trasparente del Parco”.
“Se il Parco dell’Etna ha intenzione di far pagare servizi aggiuntivi nelle aree demaniali, come il decreto dice chiaramente, il Parco non potrebbe più ignorare due problemi sanitari molto importanti che ricadono in parte anche in Zona A Unesco, patrimonio dell’umanità” – prosegue Mangiameli.
Marisa Mazzaglia non ci sta e mette nero su bianco punto per punto: “del nostro Parco si parli ad esempio della presenza di un guardino alpino curato dall’Università e di una Banca del germoplasma gestito direttamente dal parco con l’ausilio dei giovani detenuti dell’Istituto Penitenziario Minorile di Acireale con cui abbiamo anche prodotto un ottimo vino, si parli della segnatura negli ultimi due anni di oltre 300 chilometri di sentieri dove è possibile visitare un piccolo museo vulcanologico, gratuitamente, oppure si parli del progetto per la realizzazione di una area didattico faunistica appena finanziato per 230.000 euro dalla Fondazione con il SUD in collaborazione con il Fondo Siciliano per la Natura, o del fatto che il Parco dell’Etna sia l’unico parco siciliano e certamente uno dei pochi in Italia ad avere nel proprio organico tre guide Alpine regolarmente iscritte al collegio guide alpine e vulcanologhe della Sicilia o del fatto che vi sia in organico un valente vulcanologo, scusi ma quanti dovevano essere secondo il geologo Mangiameli? Lui che collabora con gli istituti più quotati a livello mondiale e che certamente rappresenta uno dei migliori professionisti siciliani, capace di istruire quel dossier che ha portato l’UNESCO a concedere il riconoscimento all’Etna Patrimonio dell’Umanità”.
E sulla mancanza di uno zoologo la Presidente del Parco dell’Etna così replica: “manca uno zoologo, è vero, il concorso fatto nel 1992 si è sbloccato di recente con una sentenza che ha decretato vincitrice, dopo oltre 25 anni, una valente professionista che però nel frattempo insegna in una Università del Centro Italia e non sembra interessata a tornare in Sicilia. Noi collaboriamo stabilmente con gli atenei Siciliani per le nostre ricerche sulla fauna, da ultimo abbiamo ultimato un monitoraggio sul gatto selvatico, ma è solo una delle miriadi di attività quotidiane sul territorio”.
Un quadro non di certo lusinghiero quello venuto fuori dal geologo siciliano Mangiameli, una visione nettamente in contrasto con quanto invece emerso dalle parole di Marisa Mazzaglia. “Che si prenda il modello del Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio e Molise, dove da decenni si lavora bene non con le associazioni, ma con le cooperative che fanno impresa e gestiscono parcheggi, servizi navetta, cavalli e mountain-bike – chiude Mangiameli nel suo commento – Fatte salve la pulizia e la cura delle aree limitrofe”.
“Pur con tutti i limiti del lavoro che svolgiamo quotidianamente – conclude Marisa Mazzaglia – mi rendo conto che qui da noi c’è e ci sarà sempre chi preferisce vedere il bicchiere mezzo vuoto e piangersi addosso per ciò che manca, noi stiamo provando a migliorare davvero questo Parco, mi dispiace per chi, per ragioni varie, si ostina a non vedere”.
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11 Febbraio 2016, 14:04