28 Febbraio 2017, 13:55
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PALERMO – Come poter riassumere quindici anni di presidenza alla guida del Palermo, contraddistinti da alti e bassi ma senza dubbio con tanti storici traguardi raggiunti? Un modo potrebbe essere elencare i tanti campioni che Maurizio Zamparini, che lascia il suo ruolo da numero uno, è riuscito a portare in rosanero durante il suo passaggio nel club di viale del Fante. Grandi attaccanti innanzitutto che hanno fatto sognare con le loro magie e i colpi d’alta classe un pubblico abituato fino all’avvento del patron friulano ad un tasso tecnico ben più inferiore e che, grazie all’abilità dell’imprenditore venuto dal Nord, ha potuto ammirare la nascita, e in alcuni casi l’esplosione, di calciatori che hanno fatto e fanno tutt’ora da padroni nei maggiori top club europei.
Eppure Il primo vero colpo messo a segno dal presidente rosanero non arrivò da qualche squadra sudamericana semisconosciuta bensì dal bresciano. Nella sua seconda stagione in Sicilia Zamparini decise infatti di puntare forte su un ragazzotto nato a Pavullo nel modenese e che fino a quel momento aveva fatto bene in serie A ma non cose eccelse. Luca Toni, che al Brescia veniva da un brutto infortunio al ginocchio, decise di scendere in serie B per ritrovare motivazioni e sopratutto la massima serie con i rosanero. L’intuizione della premiata ditta composta dall’allora ds Rino Foschi e dal patron pagò già dal primo anno (30 gol e capocannoniere di B) e ancor di più nel primo anno di A dopo 31 anni d’assenza (20 reti). Toni divenne dunque il primo vero ‘top player’ della nuova era del Palermo e anche, sfortunatamente per i tifosi rosanero, la prima stella ad essere venduta al miglior offerente (a distanza di dodici anni c’è ancora chi rimpiangere quella cessione alla Fiorentina, ndr).
A raccogliere l’eredità dell’attaccante, in termini di gol e talento, che sarebbe diventato campione del mondo nel 2006 (insieme ad altri quattro calciatori rosanero come Grosso, Barzagli, Barone e Zaccardo) fu un centravanti, stavolta di origini brasiliane, come Amauri. Con l’attaccante carioca, che sbarcò in rosanero insieme ad altri ottimi giocatori come Bresciano e Simplicio, nonostante la vena realizzativa non paragonabile a quella di Toni i tifosi rosanero vissero l’ebbrezza del primato in serie A accarezzando a lungo la possibilità di una qualificazione in Champions League. Un infortunio nel bel mezzo della sua favola in Sicilia interruppe però prematuramente la storia di stima e affetto stretta in appena due stagioni con la tifoseria.
Ma l’addio ad Amauri non lascia le stesse cicatrici viste con Toni ed il Palermo in quegli anni ha già in rosa i sostituti pronti a non far rimpiangere chi è andato via. Sono le stagioni che vedono la conferma come miglior marcatore nella storia della serie A di Fabrizio Miccoli, strappato al Benfica e eletto dalla tifoseria come nuovo beniamino del ‘Barbera’, che in coppia con un Edinson Cavani in forte ascesa, dopo le prime stagioni d’ambientamento nel nostro campionato, e un Javier Pastore, strappato alla concorrenza dei maggiori top club europei, trascinano la squadra allenata da Delio Rossi fino a giocarsi l’accesso ai preliminari di Champions League poi sfumato nella corsa con la Sampdoria.
I primi dieci anni di Zamparini a capo del Palermo si chiudono con le cessioni ‘monstre’ di Cavani e Pastore, uno al Napoli e l’altro al Paris Saint Germain, che riempiono le casse rosanero e danno la possibilità al club di viale del Fante di puntare su nuovi talenti da far esplodere nel nostro campionato. La fortuna però stavolta non gira dalla parte del presidente friulano e, dopo la storica finale di Coppa Italia poi persa contro l’Inter a Roma, i siciliani vivono due stagioni altalenanti che portano alla retrocessione in B. Gli argentini Franco Vazquez e Paulo Dybala, giunti in rosanero ancora troppo acerbi, esplodono a partire dall’anno di purgatorio in cadetteria con Beppe Iachini che fiuta il grande talento della coppia che risulterà decisiva sia per la promozione che nella successiva salvezza in A. Proprio i due argentini, che adesso fanno le fortune di Juventus e Siviglia, restano gli ultimi talenti puri pescati con astuzia da Zamparini e messi a disposizione della piazza palermitana che adesso, può solo augurarsi di rinverdire i fasti di un tempo se non addirittura migliorare in vista di un futuro sempre più roseo.
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28 Febbraio 2017, 13:55