14 Febbraio 2018, 08:11
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I “disagiati” non hanno, effettivamente, abbandonato del tutto la Basilica Cattedrale, due di loro, Aurora De Luca e Davide Bua sono rimasti all’interno della chiesa anche durante i festeggiamenti Agatini.
“La nostra documentazione, come era stato richiesto all’inizio della protesta, è pronta e non da ora – continuano – nell’ultimo incontro con l’Assessore Parisi e con Francesco Marano e alla presenza del Prefetto ci saremmo aspettati che qualcuno prendesse in carico questi documenti, ma nulla”.
L’ultimo incontro tra amministrazione e alcuni rappresentanti delle famiglie dei quartieri periferici è avvenuto in Prefettura, ma l’esito è stato negativo.
“Noi restiamo in chiesa fino a quando non saranno date delle risposte concrete sui verbali di assegnazione e consegna degli alloggi popolari – continuano i “disagiati” – o i verbali di assegnazione delle abitazioni d’emergenza e desideriamo incontrare il primo cittadino, il tema dell’emergenza abitativa e sociale nei nostri quartieri è di grande attualità e noi siamo un segnale, per tutti. Le periferie non si abbandono al loro destino.”
Ieri ha fatto la sua comparsa davanti al cancello principale del Duomo un cartello con la scritta in latino “Noli offendere Patriam Agathae quia Ultrix Iniuriarum est” tenuto in mano da Pippo Grasso, anche lui protesta il disagio di suo figlio in Cattedrale ed è stato lui a donare il busto, in terracotta, di Sant’Agata alla Basilica e a Monsignor Barbaro Scionti.
La traduzione dell’iscrizione latina che è rimasta anche durante l’ingresso del busto reliquiario in occasione dell’ottava e che è incisa sulla parte superiore della porta, del Duomo, nella navata centrale è “Non offendere il paese di Agata perché è vendicatrice di ogni ingiustizia”.
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14 Febbraio 2018, 08:11