27 Settembre 2017, 15:04
2 min di lettura
MILANO – Decine le testimonianze nei suoi confronti, sette delle quali raccolte in Sicilia, tra Palermo e Trapani. Racconti dell’orrore che descrivono le atrocità nel campo libico di Bani Walid, dove i migranti – tra cui molti minorenni e donne – sarebbero stati letteralmente torturati. Il pm di Milano Marcello Tatangelo ha chiesto la condanna all’ergastolo per Osman Matammud, il 22enne somalo accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione di alcune centinaia di suoi connazionali, omicidio di quattro uomini e violenza sessuale su decine di ragazze che sarebbero avvenuti nel centro di raccolta profughi che sarebbe stato gestito in modo spietato dal giovane.
Il pm, nella sua requisitoria al processo davanti alla Corte d’Assise di Milano, ha sottolineato che le presunte vittime sentite durante il processo – una decina in sede di incidente probatorio, le altre in aula – parlano “tutte di violenze terribili, molto peggiori di quelle che sarebbero state necessarie per mantenere l’ordine nel campo e per impedire alle persone sequestrate di fuggire”.I migranti, tra cui due ragazze minorenni violentate, hanno permesso il suo arresto a settembre, dopo aver riconosciuto il 22enne a Milano, vicino alla stazione centrale. Poi Matammud – che si faceva chiamare dai connazionali “Ismail” – aveva rischiato il linciaggio in un centro di accoglienza, dove aveva tentato di mischiarsi tra gli altri profughi.
Da quel giorno, nonostante lui abbia respinto ogni accusa di fronte al gip, le testimonianze ai suoi danni si sono moltiplicate. Quello che dalle vittime viene definito come un “campo di concentramento”, avrebbe fatto da sfondo a violenze disumane e ricatti atroci per ottenere migliaia di euro in cambio del viaggio della speranza. Un minorenne rintracciato a Palermo ha parlato dell’omicidio di una donna, di ragazze rinchiuse nella “camera degli orrori” e violentate. Il 22enne avrebbe chiesto settemila dollari a testa per il viaggio fino in Europa – dalla Somalia all’Etiopia poi in Sudan e in Libia fino in Italia -. I migranti sarebbero stati rinchiusi in un capannone sorvegliato da guardie armate e sottoposti a violenze terribili con lo scopo di fare arrivare il prima possibile tutti i soldi. I sette minorenni hanno inoltre confermato che la permanenza nel campo delle torture poteva durare anche otto mesi: era quell’arco di tempo a segnare il confine tra la vita e la morte. Se non pagavano, venivano uccisi.
Pubblicato il
27 Settembre 2017, 15:04