25 Dicembre 2013, 00:50
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Non ha importanza chi io sia, sono una di quelli che ha votato per Cuffaro e lo ha fatto votare e che, se solo si potesse, lo farebbe ancora. Di Cuffaro ho stimato l’amministratore, che conosceva a mena dito donne e uomini della macchina burocratica regionale, dall’usciere al dirigente, e sapeva come valorizzare il bravo, spronare il pigro, mettere in uno sgabuzzino l’inetto. E quella macchina andava. Ogni tre mesi lui stesso si occupava della revisione, come un fine meccanico, riuniva gli Assessori e i Dirigenti in luoghi riservati e faceva il punto della situazione, impartiva direttive, spostava uomini e risorse, promuoveva soluzioni pratiche o legislative, tutto perché non si perdesse un euro dei preziosi fondi messi a disposizione per la Sicilia. E così è stato.
Anzi, la Sicilia ha ottenuto la così detta premialità, cinquecento milioni di euro in più per avere fatto bene e in tempo, presi ad esempio in Europa come regione virtuosa, la Sicilia! Si è vero, forse andavano spesi meglio quei soldi, ma i meccanismi tecnici sono capestri (e noi non eravamo nelle condizioni di poterli cambiare) per cui qualcosa doveva essere sacrificata pur di fare in tempo ed evitare che tornassero indietro, “Intanto li mettiamo in circolo in Sicilia, così l’economia gira, poi si vedrà”, diceva Cuffaro. Il Presidente più votato dai siciliani, rieletto pure dopo che su di lui era scesa l’ombra di un procedimento giudiziario.
So che non è la sede né il momento per fare il bilancio di ciò che è stata quell’esperienza politico – legislativa, con le sue luci e le sue ombre. Capisco anche che i suoi detrattori hanno ancora bisogno di tempo e, soprattutto, di provare altre amministrazioni, altri Presidenti, fare altri bilanci e poi, forse, si troverà la giusta serenità per parlarne. Di Cuffaro ho stimato anche l’uomo, generoso, instancabile, disponibile, sensibile, accogliente così come il suo sorriso, quello di una volta, aperto e solare, ed il suo abbraccio affettuoso, da fratello che sai che c’è sempre, intelligente, con una memoria incredibile, riusciva a ricordare della persona che aveva davanti non semplicemente il suo nome, esercizio non comune per molti politici, ma anche la sua storia e quella dei suoi figli. A Cuffaro io ho voluto bene, e gliene voglio ancora di più oggi, nessun giudice mi convincerà mai che lui sia mafioso o amico di mafiosi, mai! Serviva colpire il livello politico.
E forse Cuffaro, che non è massone, non aveva un partito solido alle spalle, non aveva poteri forti dalla sua e che, anzi, era pericolosamente una potenza elettorale, perché amato dalla gente, Cuffaro da Raffadali con le sue leggerezze, quel suo incontrare tutti, baciare tutti, ascoltare tutti, intestarsi battaglie che a volte non gli competevano neanche, bene, Cuffaro era il bersaglio più facile, la vittima sacrificale perfetta. L’esempio da dare. Ma ora basta! Fermatevi qui.
L’uomo è forte e, nel caso di Totò, sorretto da una fede granitica, ma ora basta! Avete colpito e annientato il politico, non prendetevela pure con l’uomo. Ora basta! E mi permetto di rivolgermi ai tanti indignati che incontro, ai tanti che affollano questo sito e riversano nei post la propria rabbia per quello che, per noi ingiustamente, succede a Cuffaro. A loro dico questa è la mail del Presidente della Repubblica, presidenza.repubblica@quirinale.it, e questo è l’indirizzo, Palazzo del Quirinale, 00187 Roma, come io stessa farò, scrivete a lui, girate a lui i vostri pensieri, la vostra indignazione, lui può aiutarlo.
In un momento in cui si cercano strumenti idonei a svuotare le carceri sovraffollate, si liberano con permessi premio pure i killer, non si può tenere ancora lì dentro chi, forse, non doveva neanche entrarci, chi ha pagato un prezzo troppo alto per fatali leggerezze mai dimostrate, chi ha avuto rispetto delle Istituzioni e, con cristiana pazienza, ha vissuto in questi anni in una cella con altri detenuti, rappresentando al mondo il loro disagio, scontando la pena con grande dignità. Ecco la dignità mai persa di Cuffaro. Appelliamoci al Presidente della Repubblica, perché hanno distrutto il politico, non permettiamogli che facciano lo stesso all’uomo, Totò Cuffaro, quello che abbiamo conosciuto noi, non lo merita.
Avrebbe potuto passare il Natale con la sua famiglia, così aveva ritenuto possibile ancora una volta la Procura, ma altri giudici glielo hanno negato. Ma ora basta, se colpe ci sono state, le ha scontate, non serve accanirsi oltre. Totò deve poter tornare a casa dalla sua Giacoma e dai suoi figli e riabbracciarli con la sua stretta affettuosa e ritrovare il sorriso, non sarà più quello che abbiamo visto tante volte, ma anche per questo ci sarà tempo. Buon Natale
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25 Dicembre 2013, 00:50