Cronaca

Totò Riina e il post del figlio, quei padri uccisi dalle belve della mafia

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19 Novembre 2024, 15:58

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Per reazione umana, istantanea – come bere un bicchiere di verità nell’arsura bruciante della violenza – quando Salvatore Riina jr commemora suo padre, il sanguinario Totò Riina, vengono in mente ben altri padri e ben altri figli.

Tornano sulla scena del dolore le madri straziate. Si compone la lista sterminata di coloro che furono strappati ai loro cari dalla crudeltà della mafia, in generale, e di Riina, in particolare.

Forse non pensiamo mai abbastanza alla vita che vivevano, al dettaglio di esistenze sbriciolate dall’odio di belve, condannate all’ombra perpetua.

Il Riina giovane, sui social, ha ricordato suo padre, il Riina vecchio, morto e sepolto. Lo ha fatto con una foto incorniciata, con la decorazione di un vaso con due rose rosse. “Lui ha vissuto, vive e vivrà sempre in Noi e con Noi”, ha scritto, con sovrabbondanza di maiuscole.

Non si contano le reazioni, non di conforto, ma di omaggio a una figura orribile, oltre alla sacrosanta e contrapposta indignazione. E c’è da pensare a tutta l’antimafia, sparsa nelle scuole, giustamente, a piene mani. E c’è da chiederselo: come mai resiste certa mentalità limacciosa?

Non è sufficiente avere dei figli per chiamarsi padri o madri, nella pienezza del ruolo. Ci vuole l’esempio, con la sensibilità di chi protegge ciò che è vivo.

Chi produce lacrime e che ferisce a morte, condannando i suoi stessi familiari all’orrore del sangue innocente versato, non può definirsi un padre nel senso morale della parola. Anche se ha messo al mondo. I padri (come quello meraviglioso, ritratto nella foto) e le madri sono generativi. I carnefici, invece, distruttivi.

E poi ci sono i figli. Salvatore Riina ha diritto ai suoi sentimenti, come avrebbe il dovere di una revisione critica del passato, per comprendere, finalmente, la portata della devastazione.

Ma il suo rapporto filiale dovrebbe esercitarlo in silenzio, privatamente, nel segreto del suo cuore, con discrezione, per rispetto dei padri cancellati da suo padre. Per pudore.

Così, oltretutto, si eviterebbe di dare la stura ai commenti oltraggiosi di chi si ostina a scorgere qualcosa da commemorare, lì dove c’è soltanto la polvere di un assassino.

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19 Novembre 2024, 15:58

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