18 Settembre 2024, 10:57
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PALERMO- Eravamo io, Domingo, Davide, Riccardo, Alfredo, Virginia… altre ed altri. Ed era così dappertutto. Questa è una piccola storia, come tante, intarsiata nella grande Storia Universale dei sogni a occhi aperti.
Era l’anno dei Mondiali, quelli del Novanta, in Italia. Eravamo a Palermo, sfiorata dall’evento, con incontri non esaltanti. Italia-Austria in Tv, dall’Olimpico, una mamma in cucina, bottiglie di Coca Cola e aranciata sparpagliate. Un ventilatore cigolante. In sottofondo un rassicurante sfrigolio di patatine fritte e le pizze.
Per noi, lì riuniti, era anche l’anno degli esami di maturità, al liceo classico ‘Giovanni Meli’. Tema su Pascoli e versione (di greco) con Luciano (ma non era Spalletti).
Quella sera rappresentava una tregua di studio e di pathos, per altro studio a tema calcistico e altro pathos. Le finestre erano aperte. Da piazza De Gasperi filtrava un penetrante profumo di gelsomino che contrastava con l’afrore della patatina indomita e bruciacchiata.
Formazione tipo che sarebbe stata rispettata per tutto il Mondiale, nella collocazione tra sedie, poltrone, cassapanca e divano.
Un televisore formato altare, con i suoi bagliori sportivo-mistici. L’innamoramento perenne, una lama nel cuore. La luce e la paura del futuro. L’odore dei libri appena riposti. Un misterioso corridoio in penombra. Sembrava proprio la canzone di Venditti.
Figure mitologiche, disseminate sul prato. Il buon Vicini, con il suo aplomb da autentico gentiluomo. Una squadra ragazzina, accesa nell’ambizione del titolo.
E quell’Austria cocciuta, con un portiere variopinto e insuperabile dal nome vagamente aviatorio – il prode Linderbegher – che si frapponeva fra la nostra attesa via via più spasmodica e il gol.
Poi succede. Entra Totò Schillaci. Ma prima entrano i suoi occhi. Corposo fremito negli spalti di ogni dove. A un certo punto Pizzul declama: “Ecco Vialli, parte il suo cross. E c’è il gol di Schillaci! Ha segnato proprio Totò Schillaci!”. E quegli occhi divennero immortali.
Eravamo noi, Totò. E tutti gli altri e le altre, in quel frammento incendiario e bellissimo di sogni, in un’età della vita che, salvo poche eccezioni, non aveva ancora contemplato il dolore.
Eravamo noi, Totò. E sempre siamo qui, nell’ora del distacco terreno che non cancella niente. E ti vogliamo bene. E ti teniamo stretto stretto, insieme a noi, con Gianluca Vialli, con Azeglio Vicini.
In quella serata di patatine e gelsomini, sei diventato immortale, Totò. Addio Totò, tu sei immortale. E resterai sfolgorante e indomito, come l’aurora dei tuoi occhi di ieri.
(I gol di Italia Novanta – GUARDA IL VIDEO)
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18 Settembre 2024, 10:57