10 Maggio 2014, 13:07
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CATANIA. Sono 24 le richieste di rinvio a giudizio avanzate dal sostituto procuratore di Catania Alessia Natale nell’ambito dell’inchiesta denominata “Town Hall”,esplosa a Mascali nel dicembre scorso con l’arresto, tra gli altri, dell’ex sindaco Filippo Monforte, dell’ex presidente del consiglio comunale Biagio Susinni e di Alfio Romeo, ritenuto dagli inquirenti referente del clan Laudani dell’area ionico etnea. Coinvolto nell’indagine anche Alfio Luciano Massimino, nipote dell’ex presidente del Catania calcio. Dieci le ordinanze di custodia cautelare, quattro in carcere e sei ai domiciliari, emesse dal Gip di Catania Anna Maggiore. Nove degli undici capi d’imputazione, che variano dalla corruzione continuata aggravata dal metodo mafioso alla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta fino al millantato credito, sono contestati a Biagio Susinni, perno centrale dell’inchiesta.
LE ACCUSE. Secondo la Procura di Catania i due ex amministratori pubblici avrebbero messo in piedi un sistema fondato sulle tangenti. Dai lavori pubblici, spesso affidati senza gara, alle varianti al piano regolatore per cambiare la destinazione d’uso dei terreni, da agricoli a edificabili, favorendo così la speculazione edilizia. Tutto in cambio di mazzette. In due casi la corruzione contestata dall’accusa è aggravata dall’aver agevolato gli interessi economici del clan Laudani, nello specifico per la realizzazione di un albergo a Piedimonte Etneo e di un complesso residenziale in contrada Auzaneto. Frequente il ricorso alla somma urgenza per affidare senza gara appalti pubblici. Persino gli interventi di rifacimento dell’impianto elettrico della Caserma dei carabinieri di Mascali vennero affidati senza indagine di mercato né trattativa privata ad una ditta che, secondo l’accusa, avrebbe poi versato in cambio una tangente. In un altro episodio sarebbe stato affidato ad un’azienda l’appalto del servizio di gestione dell’archivio informatico del comune di Mascali in cambio di un’assunzione. Millantate anche relazioni privilegiate con docenti dell’Università degli Studi di Messina, grazie alle quali sarebbe stato garantito il superamento di esami in cambio di denaro, e con i Giudici della Corte di Cassazione per l’annullamento di sentenze di condanna.
GLI IMPUTATI. Vincenzo Barbatano, Claudio Brischetto, Aldo Camuto, Vincenzo Salvatore Chisari, Leonardo Di Bella, Antonino Giordano, Carmelo Guglielmino, Luca Rosario Indelicato, Bartolomeo Leto, Maria Concetta Maio, Alfio Luciano Massimino, Alfio Roberto Massimino, Filippo Monforte, Vito Musumeci, Angela Patrizia Nicodemo, Carmelo Nicodemo, Leonardo Patanè, Salvatore Privitera, Alfio Romeo, Giuseppe Russo, Francesco Sorbello, Biagio Susinni, Ugo Vasta e Giuseppe Vecchio.
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10 Maggio 2014, 13:07