24 Settembre 2019, 19:59
2 min di lettura
Dice Gianfranco Micciché che col governo regionale la frattura è “non politica ma personale”. Ma liquidare alla stregua di una litigata quello che sta accadendo alle istituzioni regionali non è davvero possibile. La frattura rappresentata questo pomeriggio dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana sembra più che politica, istituzionale. E racconta di quello che tanto assomiglia a un corto circuito tra governo e parlamento che si scarica sulla Sicilia.
Micciché ha ricostruito con dovizia di date tutti i passaggi del tormentato cammino parlamentare di questi ultimi mesi. Rappresentando un grave difetto di comunicazione tra i due palazzi del potere regionale. In particolare, Micciché ha parlato della mancata tempestiva comunicazione da parte della giunta circa le osservazioni della Corte dei conti del giugno scorso. Il carteggio con l’organo di controllo ha avviato un percorso che ha impegnato il governo fino ai primi di agosto. E Micciché ha riferito in Aula che “nessuna comunicazione ufficiale di tale carteggio con l’organo contabile e delle suddette delibere di Giunta è stata data alla Presidenza dell’Assemblea né ai suoi Uffici”. Una foschia, quella che si è addensata tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni, diradatasi secondo la ricostruzione di Micciché solo il 17 settembre scorso quando il governo, sollecitato dall’Ars, ha frenato il Parlamento sui nuovi impegni di spesa.
La seduta di oggi a Sala d’Ercole scava in realtà un solco profondissimo tra le due istituzioni e all’interno della maggioranza. Le accuse rispedite al mittente rivolte dal presidente della Regione all’Assemblea sulle riforme rimaste nel cassetto sono un ulteriore capitolo di questo conflitto. Micciché, pur professando a parole l’intenzione di non esasperare i conflitti con Musumeci e pur non nominando mai l’arcinemico Gaetano Armao, ha in qualche misura parlamentarizzato quella che somiglia tanto a una crisi.
Le opposizioni, soprattutto il Pd che aveva sollevato la questione delle coperture diverso tempo addietro, hanno fiutato la gravità della situazione e il momento di debolezza degli avversari e vanno all’attacco. Antonello Cracolici parla di governo da azzerare. I 5 Stelle chiedono un dibattito d’aula. Il movimento di Musumeci tenta un rilancio in contropiede, invitando con il capogruppo Alessandro Aricò ad affrontare “immediatamente” i disegni di legge di riforma dei rifiuti e quello sulla tutela del territorio, chiedendo “compattezza dalla coalizione di governo” e “un confronto costruttivo dalle opposizioni”.
Ma il grande pasticcio dei collegati e le incognite da incubo sui conti – con la complicazione ulteriore della recente impugnativa del governo nazionale – certamente non sono il miglior viatico perché si crei a Palazzo dei Normanni il clima auspicato da Diventerà Bellissima. L’intervento di Micciché di oggi lo testimonia. E intanto, i tempi per ricominciare a parlare di finanziarie si avvicinano, in una ideale sessione di bilancio infinita che sta diventando il lavoro quasi esclusivo dell’Assemblea.
Pubblicato il
24 Settembre 2019, 19:59