30 Ottobre 2022, 05:53
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PALERMO – Una guerra che vale all’apparenza “solo” 15 milioni di euro, ma che in realtà rischia di intralciare un’opera da quasi mezzo miliardo. Stiamo parlando del progetto per le nuove linee del tram di Palermo, i cui cantieri non sono ancora partiti ma che promette di rivoluzionare il modo in cui ci si sposterà nella quinta città d’Italia. Un iter partito da tempo e che sembra ormai a un passo dall’entrare nel clou, ma sul cui percorso è piombato l’ennesimo macigno.
Per posare i binari, infatti, sarà necessario spostare le così dette sottoreti, ossia cavi elettrici, fibra ottica, tubi dell’acqua, condutture fognarie e tutto quel groviglio di fili e tubature che passa sotto il manto stradale. Un’operazione non di poco conto non tanto per la fattibilità tecnica, quanto per quella economica: togliere l’asfalto e spostare le sotto reti costa infatti cifre considerevoli di cui qualcuno deve farsi carico. Una vicenda neanche nuova, visto che lo stesso era accaduto per le prime linee del tram. L’idea del Comune è comunque che i costi siano a carico dei proprietari delle reti e in effetti i giudici amministrativi l’hanno confermata con due recentissime sentenze che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo a Palazzo delle Aquile: a sobbarcarsi gli oneri dovranno essere le società che gestiscono i cavi telefonici o dell’energia elettrica.
L’asino però è cascato quando il Comune ha chiesto la stessa cosa anche alle sue società partecipate che non sono certo dei colossi come Terna o Wind: Amg ha calcolato un costo fra i 4 e i 5 milioni di euro, mentre per Amap il conto supera i 10 milioni. Una cifra che per la società che si occupa del servizio idrico è proibitiva, anche perché per legge i costi non possono essere scaricati sulle bollette. Un concetto, quest’ultimo, ribadito anche dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nel suo parere di qualche mese fa: una cinquantina di pagine di prescrizioni e raccomandazioni in cui rientra anche lo spostamento delle sottoreti che, per l’impatto economico, va definito “comunque prima della gara […] Infatti questi costi non possono essere caricati sulla tariffa idrica a carico dell’utenza civile”.
Lo scorso 30 settembre l’amministratore unico di Amap, Alessandro Di Martino, e il direttore Giuseppe Ragonese hanno così scritto al Comune di Palermo, che è il socio di maggioranza, per chiedere che i 10 milioni rientrino nei costi di un’opera che vale quasi 500 milioni e in cui, quindi, 15 milioni non farebbero troppa differenza. In caso contrario, “Amap sarebbe esposta a una grave e irreversibile situazione di disequilibrio economico-finanziario – si legge nella nota – con inevitabili ricadute anche sul patrimonio del socio di maggioranza”. In pratica il solito cane che si morde la coda: Comune e partecipate litigano, anche se poi il calderone da cui attingere è sempre lo stesso. La tesi di Amap è che, al contrario dei privati o di Amg che sono proprietari delle reti, Amap si limita a gestire un’infrastruttura che resta di proprietà del Comune; inoltre la società gestisce un servizio a favore di tutta l’area metropolitana e non può avere fra i suoi investimenti degli interventi legati al tram. “Il richiesto spostamento dei sottoservizi non è previsto nel Piano d’ambito – precisano il presidente e il direttore – né potrebbe esserlo non essendo funzionale né alla gestione del servizio, né idoneo a incidere sul miglioramento”.
Una nota a cui hanno risposto per le rime gli uffici del Polo tecnico di via Ausonia: “L’opera rientra tra quelle di importanza strategica per la città di Palermo” ed è considerata una priorità per l’amminsitrazione “che ha sempre lavorato per addivenire alla risoluzione coordinata di tutte le interferenze del progetto con le reti dei sottoservizi”. Secondo gli uffici comunali questi interventi rientrano nella manutenzione che è a carico di Amap ed erano stati segnalati già nel 2016, per non parlare del fatto che il Tar ha confermato che i costi sono a carico degli enti gestori. “Corre poi obbligo sottolineare come appare pretestuoso e privo di fondamento il richiamo al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, puramente di tipo indicativo e non vincolante per questa Amministrazione”. Per poi concludere con una sorta di ultimatum: Amap dovrà sottoscrivere la convenzione entro 7 giorni o eventuali ritardi saranno imputati alla società.
Insomma, la guerra è aperta e adesso è anche alla luce del sole, tanto da provocare l’intervento del presidente della commissione Attività produttive Ottavio Zacco. “Rischiamo letteralmente di mandare in default le nostre partecipate – dice l’esponente di Forza Italia – Non è pensabile che Amap si assuma l’onere di spendere oltre 10 milioni di euro e Amg spenda 4 milioni per questi lavori. Non è un costo che può essere sostenuto dalle aziende e non è un costo che può essere scaricato sulle spalle degli utenti con un aumento delle bollette. Anche alla luce di quanto già affermato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, ho chiesto al sindaco Roberto Lagalla di sospendere l’iter amministrativo, in attesa di reperire i fondi necessari per questi lavori ed evitare sia il rischio di default delle aziende, sia l’aumento dei costi per gli utenti. Resta anche lo sconcerto politico per il fatto che questo problema si stia riproponendo dopo che già era successo per le attuali linee del tram. E’ incomprensibile che la precedente Amministrazione non si sia preoccupata di trovare da subito questi soldi in fase di richiesta dei finanziamenti, lasciando ora questa ennesima grana da risolvere alla nuova Amministrazione”.
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30 Ottobre 2022, 05:53