08 Novembre 2017, 19:12
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PALERMO – La poltrona adesso traballa. E così, Antonio Ingroia punta il carro di Nello Musumeci, appena eletto nuovo governatore. “E’ una persona seria – dice – non credo che vorrà sostituirmi”. L’ex pm oggi è a capo di “Sicilia digitale”, la società che gestisce l’informatica alla Regione. Piazzato lì da Rosario Crocetta, eletto nel 2012 in una competizione elettorale nella quale sconfisse proprio Musumeci. E sul quale, in quei giorni, il politico gelese allungava le ombre del malaffare, salvo poi rifugiarsi nell’immunità fornita dal parlamento europeo, per evitare un processo per diffamazione.
Crocetta, cioè l’anti-Musumeci, nei mesi successivi avrebbe indicato Ingroia come l’uomo giusto un po’ per tutto. Scelto prima per occuparsi di “Riscossione Sicilia”, dove avrebbe finalmente fatto emergere le contiguità con la criminalità organizzata (nomina stoppata dal Csm), poi addirittura come commissario della Provincia di Trapani dove Ingroia avrebbe dato una mano, stando alle parole di Crocetta, anche alla caccia del latitante Matteo Messina Denaro. Nomina, stavolta, bloccata dall’Autorità nazionale anticorruzione perché Ingroia, esterno della Regione, aveva superato il limite relativo al cumulo di cariche.
Era stato nominato nel frattempo, infatti, amministratore unico di Sicilia e-servizi. Anche lì, ecco l’avvio, stando alle dichiarazioni dello stesso ex pm, di una grande opera di pulizia. Finita, però, anche dentro un procedimento (ancora in corso) della Corte dei conti che ha contestato a Ingroia e allo stesso Crocetta un danno all’erario superiore al milione di euro per le assunzioni nell’azienda. Una inchiesta di fronte alla quale Ingroia rispose attaccando il procuratore della Corte dei conti, Gianluca Albo, additato a causa di “affinità parentali” e “incarichi consulenziali”. Tradotto: Albo aveva la colpa di essere il nipote dell’avvocato di Marcello Dell’Utri, Enzo Trantino. E di avere ricevuto da lui una consulenza gratuita. Insomma, il nome di Dell’Utri (“che io ho fatto condannare” rivendicava Ingroia) tornava buono per gettare ombre sul procuratore.
Uno sdegno, quello di Ingroia, che è difficile ritrovare nelle recenti parole dell’ex pm al Corriere della Sera: “Nello Musumeci – dice – rappresenta la destra legge e ordine, ho stima di lui”. Ecco la “carezza” al nuovo governatore, lo stesso per anni grande oppositore di Crocetta. “Non credo – continua manifestando la speranza di restare in sella – che la mia sia una posizione su cui si intenda cambiare. Sono stato scelto dalla giunta di centrosinistra di Rosario Crocetta quando ero critico col Pd. Il mio incarico è istituzionale, non politico” prosegue Ingroia. Facendo emergere una evidente contraddizione. La nomina è della giunta, cioè di un organismo puramente politico che rappresenta il “socio unico” Regione.
È la politica, quindi, che ha scelto Ingroia. In particolare quella che si è raccolta per anni attorno a Crocetta (anche lui in passato critico col Pd, in effetti…). E lo stesso Ingroia, del resto, pochi mesi fa è stato anche immortalato in occasione di alcune convention politiche di “Riparte Sicilia”, il movimento (politico) di Crocetta che poi si sarebbe nuovamente chiamato “Megafono”. Altro che incarico istituzionale, quindi.
Cosa farà Musumeci quindi? Difficile dirlo oggi. Il governatore ha chiesto al suo staff due-tre giorni di “stop”, di riposo dopo la campagna elettorale. Un silenzio rotto solo dalle dichiarazioni sul “caso De Luca”. Certo, in passato l’ex presidente della commissione antimafia regionale, qualcosa, seppur generica, sugli incarichi di Crocetta aveva detto: “In Sicilia – dichiarò ad esempio nel corso di un intervento all’Ars – esiste una cricca. Che da dieci anni è impegnata nell’attribuzione di incarichi di sottogoverno e alla stessa formazione dei governi. Un gruppo che usa l’antimafia come clava contro gli avversari politici. Il cerchio magico di Crocetta – proseguiva Musumeci – è formato tramite la cooptazione di persone che devono sembrare al di sopra di ogni sospetto. E per loro si preparano patenti preventive di onestà”.
Ma secondo Ingroia, per la sua nomina “ha contato il mio passato di pm, non c’entro con il sottogoverno regionale”. Quel passato da pm che Ingroia giustamente rivendica anche per “aver fatto condannare Marcello Dell’Utri”. Uomo forte di Forza Italia in Sicilia fino a pochi anni fa e braccio destro di quel Silvio Berlusconi che con la sua presenza nell’Isola nei giorni scorsi ha contribuito alla vittoria di Nello Musumeci. Lo stesso Cavaliere che pochi giorni fa, dopo la notizia sulle indagini relative alle stragi del ‘93, stimolò la puntuale presa di posizione di Ingroia: “La politica dovrebbe metterlo in un angolo e aprire una commissione d’inchiesta invece di farne un padre della patria. Quelle dichiarazioni rimandano a un rapporto tra Cosa Nostra e Berlusconi che merita un approfondimento. Berlusconi è tornato in piena attività politica. Davanti a questo suo rinnovato impegno non si possono lasciare punti interrogativi”. Un impegno che negli ultimi giorni è stato profuso proprio a sostegno di Musumeci. “Una persona onesta – conclude Ingroia – altra valutazione andrebbe fatta per i suoi alleati”. Equilibrismi. Sulla poltrona che traballa.
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08 Novembre 2017, 19:12