CATANIA – I picciotti dei Nizza avevano creato un canale diretto con Santo Domingo per l’acquisto di droga, aggirando il passaggio storico dalla Calabria, dove, da sempre, le regole per l’importazione della cocaina sono state gestite dalla ‘ndrangheta.
Soldi e potere. Un fiume di soldi. L’operazione della Tributaria coordinata dalla Procura della Repubblica segna un passaggio fondamentale non solo per l’altissimo livello investigativo raggiunto, ma soprattutto perché gli inquirenti sono riusciti a decriptare il meccanismo che ha consentito alla mafia etnea di creare un canale diretto con Santo Domingo. Un meccanismo che ha retto almeno fino al pentimento di Fabrizio Nizza, fratello del boss Andrea, recentemente arrestato.
Quattro persone sono state arrestate e sono: Giuseppe Galati, di 33 anni, Patria Batista Melendez detta “Erika”, di 41, Francesco Di Prima detto “Frasciame”, di 48, e Stefano Borgese, di 51. Per altri due indagati, Massimiliano La Piana di 31 anni e Renato Dario Gravagna di 42, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Un’operazione frutto di diversi mesi d’indagine che si avvale della stretta collaborazione del nucleo investigativo delle Fiamme gialle all’interno dell’aeroporto di Catania e di Palermo.
Dicevamo dell’aeroporto, punto critico del sistema. L’aeroporto Fontanarossa è uno dei principali scali italiani, lì e in quello palermitano che si sono concentrate le attenzioni degli investigatori. Nel 2014 i finanzieri incastrano Giuseppe Galati, ritenuto “promotore e organizzatore del sodalizio criminale”: stava importando 800 grammi di cocaina purissima. Ma l’arresto non fermava i signori della droga. “L’associazione criminale – scrive la Guardia di finanza – continuava nell’illecito traffico nonostante l’arresto del suo promotore attraverso l’opera della moglie del Galati, Melendez; la donna tesseva le “relazioni commerciali” con i fornitori dominicani e prendeva contatti con un cittadino dominicano in fase di identificazione appellato dai sodali come “Compadre””.
Il gruppo di trafficanti si avvaleva anche di due corrieri: Di Prima e Borghese: Francesco Di Prima risultava aver partecipato, tra l’altro, anche all’importazione di cocaina dalla quale era poi scaturito l’arresto di Galati e Stefano Borghese.
Per occultare la cocaina venivano utilizzati deodoranti e prodotti per la cura del corpo.
Dalle indagini è emerso che Galati e Di Prima “effettuavano ulteriori viaggi – scrivono gli investigatori – verso Santo Domingo per l’acquisto di cocaina per conto del clan mafioso dei Nizza”.
Ed è questa la svolta storica: l’approvvigionamento diretto degli stupefacenti senza passare dalla ‘ndrangheta. Sta proprio qui il salto di qualità dei Nizza.
Con i proventi, Galati e Di Prima avrebbero acquistato una immobile e aperto un’impresa.
Nei confronti di Massimiliano La Piana (cl.1986) e Renato Dario Gravagna (cl.1975) è stata applicata quella dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’operazione di oggi è solo il primo tassello di una vasta indagine che, sul solco dei traffici internazionali di cocaina, porterà a nuovi sviluppi nelle prossime settimane