17 Febbraio 2017, 20:16
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TORINO – Per la rivista Fortune era una delle persone più ricche del mondo, per gli inquirenti uno dei più pericolosi narcotrafficanti internazionali. Alfonso Caruana, noto come il ‘boss dei due mondi’, è stato condannato a 21 anni dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino che lo ha processato per traffico internazionale di droga. Era l’ultima costola dell’ inchiesta Cartagine, dal nome del porto colombiano da cui partì un carico di cinque tonnellate di droga intercettate dai carabinieri a Borgaro Torinese nel marzo del 1994. A distanza di 23 anni, quell’operazione è considerata ancora oggi il più ingente sequestro di stupefacente mai effettuato in Italia. Una storia di mafia d’altri tempi, quella rievocata dal processo, che ha riportato agli onori della cronaca una delle inchieste più longeve, e avvincenti, della procura di Torino sul traffico internazionale di droga e sulla malavita organizzata in Piemonte. Ritenuto il capo indiscusso della famiglia mafiosa Caruana-Cuntrera, Alfonso Caruana era stato indicato già da Giovanni Falcone come personaggio di rilievo nel mondo del narcotraffico.
Originario di Siculiana (Agrigento) ed emigrato a Montreal alla fine degli anni Sessanta, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nello spostare tonnellate di cocaina e di eroina dal Sudamerica in Europa. Un abile commerciante di morte, che secondo gli inquirenti non disdegnava neppure gli affari con la ‘ndrangheta, oltre che con la mafia siciliana, capace di intessere rapporti ad altissimi livelli per assicurarsi gli appoggi necessari ai suoi affari. Assolto in primo grado, per gli insufficienti elementi a suo carico, dal luglio 1998 era detenuto in Canada, dove aveva patteggiato una condanna a diciotto anni. L’estradizione dal Nord America dopo anni di battaglie legali, un estenuante duello giuridico sull’applicazione dei trattati internazionali vinta dall’ex procuratore generale Marcello Maddalena che ha reso così possibile il nuovo processo torinese. Attualmente detenuto in Sicilia, il ‘boss dei due mondi’ avrebbe finito di espiare la sua condanna nell’ottobre 2019, ma con la nuova condanna di oggi dovrà protrarre la sua permanenza in carcere. Per lui il procuratore generale Elena D’Aloisio aveva chiesto trent’anni di reclusione. La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino ha stabilito nei suoi confronti anche una multa di oltre 200 mila euro.
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17 Febbraio 2017, 20:16