30 Novembre 2016, 09:42
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MESSINA – “Tutta la notte ci sono stati i primi interrogatori e i primi accertamenti tecnici; abbiamo sequestrato la nave e aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo plurimo. Stiamo indagando per capire come si siano scatenate le esalazioni tossiche e pericolose”. A dirlo il procuratore aggiunto di Messina, Giovannella Scaminaci, che coordina le indagini dell’incidente sul lavoro avvenuto ieri sulla nave Sansovino, del gruppo Caronte & Tourist, che ha provocato la morte di tre persone. “Verificheremo – prosegue – la corretta applicazione delle normative sul lavoro e delle norme sullo smaltimento dei rifiuti. Oltre alla Capitaneria daremo mandato per le indagini a forze di polizia. Stiamo controllando se ci sono squadre idonee per le consulenze tra il personale dello Stato, altrimenti vedremo di affidarle a periti esterni. Si dovrà ricostruire la dinamica dell’incidente e la sicurezza a bordo”.
Il procuratore aggiunto ricorda poi che è stato creato un pool di magistrati, composto dal sostituto Procuratore Federica Rende e da altri due Pm, specializzato in incidenti sul lavoro. “Stiamo cercando di capire – spiega il Pm – se il personale di bordo fosse andato in cisterna per un controllo o se qualcuno si è sentito male e gli altri sono andati dopo per aiutarlo. Si dovrà indagare sulla sicurezza e comprendere se si è trattata di una fatalità o di una mancata applicazione delle normative”. Nei prossimi giorni saranno disposte le autopsie: “Stiamo accelerando le indagini – conclude il procuratore aggiunto – per rispetto verso le famiglie che stanno soffrendo e nei confronti delle persone che si stavano impegnando sul posto di lavoro con abnegazione”.
“Stiamo sentendo i membri dell’equipaggio poi riferiremo alla Procura. La dinamica verrà fuori dalla nostra inchiesta, al momento non possiamo fare congetture: dobbiamo essere cauti e valutare tutti gli elementi utili per far emergere la verità. Cercheremo al più presto di scoprire cosa è accaduto”. Lo afferma il comandante della Capitaneria di Porto di Messina, Nazareno Laganà, che sta conducendo le indagini sull’incidente. L’ufficiale spiega anche perchè inizialmente era stato fornito un bilancio di quattro vittime. “L’errore – dice – è stato nostro: nei momenti concitati seguiti all’incidente abbiamo saputo che c’erano quattro morti. Ci sono state informazioni errate da parte degli ospedali e le notizie si sono accavallate; c’è stato un errore e ce ne scusiamo con tutti. I morti sono tre e speriamo che rimangano tali”.
Intanto, restano gravi le condizioni di Ferdinando Puccio, 36 anni, uno degli operai che ieri stavano lavorando nel serbatoio della nave Sansovino. Puccio, ricoverato all’ospedale Piemonte. Puccio resta in prognosi riservata. “Presenta – sui legge in una nota -, a causa delle esalazioni, un grave distress respiratorio ed è tuttora sottoposto a ventilazione meccanica e supporto farmacologico per migliorarne i parametri emodinamici. Nelle prossime ore verranno ripetuti gli accertamenti clinici e strumentali al fine di monitorare l’evoluzione del quadro patologico”.
In netto miglioramento invece Antonino Lombardo, l’altro operaio ricoverato da ieri sera in Osservazione Breve Intensiva (OBI). Il paziente sarà sottoposto a ulteriori esami e accertamenti diagnostici, ma si prevede che a breve sarà dimesso.
In ospedale si trovano anche i familiari dell’operaio, giunti da Terrasini, in provincia di Palermo. Gli operai si sarebbero sentiti male, mentre stavano eseguendo dei lavori di saldatura, in seguito alla fuoriuscita di gas. Le vittime sono Gaetano D’Ambra, 27 anni, Christian Micalizzi, 38, e il palermitano Santo Parisi, di 51; sei i feriti ma l’unico grave, oltre a Puccio, è il comandante Salvatore Virzì. Il fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Giovanella Scaminaci, che coordina l’inchiesta al momento contro ignoti, ipotizza il reato di omicidio colposo e lesioni.
“Alle 16:30 sarò a Messina per rendere omaggio alle tre vittime del lavoro, per rappresentare la sofferenza e il dolore di tutto il popolo siciliano e per ribadire che di lavoro si deve vivere e non morire”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta. “Mi auguro che l’ inchiesta – aggiunge – possa accertare eventuali responsabilità per rendere giustizia a quei morti e alle loro famiglie. Esprimo tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza ai familiari, con la consapevolezza che nessuna parola – conclude Crocetta – potrà lenire la loro disperazione e il loro immenso dolore”.
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30 Novembre 2016, 09:42