31 Maggio 2024, 18:27
1 min di lettura
All’inchiesta fu dato il nome di “Palude”. Era il 2018 quando scattò il blitz per un presunto giro di corruzione al Genio civile di Trapani. Oggi la sentenza del Tribunale presieduto da Enzo Agate. Ci sono state sei condanne e otto assoluzioni.
Fra i condannati c’è anche Giuseppe Pirrello, che del Genio civile è stato l’ingegnere capo. I finanzieri piazzarono una telecamera nel suo ufficio.
L’inchiesta era partita dai controlli sull’approvvigionamento idrico della città di Alcamo. Sarebbe venuto a galla un sistema basato sulle tangenti. Tra gli imputati, oltre a Pirrello, anche funzionari e imprenditori accusati di avere controllato gli appalti pubblici affinché ad aggiudicarseli fosse un ristretto gruppo di imprenditori.
Ma anche di avere garantito e ricevuto un trattamento di favore in relazione agli adempimenti in materia di edilizia, privata e pubblica, di competenza del Genio civile.
Sono stati condannati Giuseppe Pirello e il figlio Onofrio, titolare di uno studio tecnico, rispettivamente a 8 anni e 7 anni di carcere; Giuseppe Pipitone 4 anni e 6 mesi, Francesco Pirrello 6 anni (piccolo imprenditore agricolo, cugino dell’imputato principale), Antonio Colletta 4 anni e 6 mesi, Ignazio Messana 7 anni.
Assolti gli altri imputati: l’ingegnere Gaetano Vallone, Vincenzo e Giuseppe Paglino (difesi rispettivamente dagli avvocati Sebastiano Dara e Vincenzo Catanzaro), Vincenzo Coppola, Giuseppe Maiorana, Vito Emilio Bambina, Stefano e Francesco Gebbia.
Per Vallone, difeso dagli avvocati Vincenzo Giacona Venuti e Roberto Mangano, il Tribunale ha ribaltato la richiesta di condanna a sei anni e mezzo.
Pubblicato il
31 Maggio 2024, 18:27