10 Ottobre 2014, 05:02
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CATANIA- Alessandro Politi, amministratore giudiziario della Incoter Spa, conferma a LivesiciliaCatania l’esistenza di una trattativa con i Basilotta per la cessione del ramo d’azienda che gestisce la cava di Castel di Judica, miniera d’oro che ha reso celebre Vincenzo Basilotta, arrestato nel 2005, condannato per associazione mafiosa in primo grado e per concorso in Appello.
E’ bene precisare che secondo Carmelo Peluso, legale di fiducia dei Basilotta, il re del movimento terra sarebbe non “complice”, ma vittima della mafia. Le sentenze sino a questo momento non gli hanno dato ragione, la Dia ha ottenuto la confisca di parte del patrimonio, ma la Prefettura ha riconosciuto alla Judica Appalti dei Basilotta tutti i requisiti per entrare nella lista delle imprese antimafia.
Una trattativa Stato-Basilotta confermata dal documento originale, predisposto dallo stesso Politi, che dovrebbe essere firmato la prossima settimana, esattamente il 13 ottobre, un’operazione alla luce del sole, per questo pubblichiamo integralmente il documento originale. SCARICA
DUE PESI E DUE MISURE. Due sono i nomi societari da tenere presenti: la Incoter Spa e la Judica Appalti Srl. Entrambe sono state al centro della maxi confisca eseguita dalla Dia a carico dei famigliari di Vincenzo Basilotta, accusati sostanzialmente di essere suoi “prestanome”. A quattro anni di distanza dall’operazione della Dia la Incoter è sul lastrico a causa di una truffa sulla quale indaga la Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi, ma è posseduta al 66% dallo Stato e, nonostante abbia siglato contratti di fornitura per più di tre milioni di euro, è in liquidazione per l’indebitamento pregresso. L’altra società è la Judica Appalti Srl, confiscata soltanto al 30% dallo Stato e amministrata da Luigi Agatino Basilotta, fratello di Vincenzo, lo stesso al quale erano state confiscate le quote delle società del gruppo Basilotta. Piccolo particolare: l’impresa gestita dallo Stato non è presente nella “white list” della Prefettura di Catania, cioè l’elenco delle imprese antimafia, quella gestita dai famigliari di Basilotta invece sì, come ha svelato LivesiciliaCatania, insieme all’azienda del nipote incensurato di Pippo Ercolano (Interrogazione di Claudio Fava – Intervento Addiopizzo). Judica Appalti viene indicata dalla Prefettura come società in grado di estrarre inerti anche se non gestisce alcuna cava. A fornire la cava ai Basilotta, però, è pronto a pensarci lo Stato.
LA CAVA DI FAMIGLIA. Incoter e Judica Appalti hanno sede rispettivamente in contrada Ardica e contrada Dragonia, due località differenti secondo quanto appare dal nome, ma si tratta esattamente dello stesso posto. Per entrare nella cava di Castel di Judica l’amministratore giudiziario e i dirigenti tecnici della Incoter devono chiedere il “permesso” ai Basilotta che, attraverso la Judica Appalti, non hanno mai abbandonato il posto di lavoro. La gestione da parte dell’amministratore giudiziario della Incoter, rappresenta un avamposto dello Stato a Castel di Judica.
Il caso ricorda molto quello del Gruppo Riela, quando i famigliari dell’ergastolano di Misterbianco gestivano uno stabilimento accanto a quello confiscato e avevano un contratto d’appalto con lo Stato per i servizi di trasporto.
L’AFFARE. La Judica Appalti ha la nuda proprietà del terreno in cui è presente la cava. Il ramo d’azienda per la gestione della stessa, le autorizzazioni, e tutti gli impianti industriali per la produzione di conglomerati bituminosi ed estrazione di inerti sono stati ceduti da Vincenzo Basilotta alla Incoter nel 2009, al prezzo di circa 500mila euro. Nel 2010 è arrivata la confisca e adesso lo Stato è pronto a vendere, agli stessi famigliari di Basilotta ai quali è stata confiscata, tutto il pacchetto.
La cava però rappresenta l’unica speranza, per i dipendenti della Incoter, di avere un futuro. Alcuni di loro vengono quotidianamente minacciati, hanno denunciato amministratori giudiziari e presunti complici, imprenditori di grido e faccendieri. La Incoter, grazie agli amministratori che hanno preceduto Politi, da colosso siciliano del movimento terra si è ridotta a una baracca piena di debiti.
Politi rappresenta, agli occhi dei dipendenti, la speranza del possibile cambiamento e una tappa fondamentale è rappresentata dalla “trattativa” sulla cava. Una “questione complessa”, ha detto a LivesiciliaCatania Politi. La data fissata -prima di questo articolo- per firmare il contratto è il prossimo 13 ottobre. Appunto, manca solo la firma.
INTERVIENE LA PROCURA: “Nessuna trattativa, abbiamo autorizzato la vendita nel 2013, ma oggi Basilotta è indagato per truffa e la cessione non è proseguibile”. LEGGI – SCARICA IL DOCUMENTO ORIGINALE.
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10 Ottobre 2014, 05:02