Trattativa, Berlusconi| non risponde ai giudici

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11 Novembre 2019, 10:37

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PALERMO – È il giorno di Silvio Berlusconi al processo di appello sulla trattativa Stato-mafia. Il leader di Forza Italia è atteso nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo.

L’ex premier, che è indagato nel procedimento aperto dalla procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. A citare il leader di Forza Italia è stata la difesa di Marcello Dell’Utri, no dei condannati nel processo di primo grado chiuso con pene pesantissime.

Erano stati gli avvocati dell’ex presidente del consiglio, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, a chiedere alla Corte d’assise d’appello, presieduta da Angelo Pellino, di definire in quale veste giuridica svolgere l’audizione. I legali avevano allegato la certificazione da cui risulta che Berlusconi è indagato per le stragi del ’93 dalla Procura toscana.

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La difesa di Marcello Dell’Utri, imputato al processo d’appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, ha chiesto di proiettare in aula, prima della deposizione dell’ex premier Silvio Berlusconi prevista per oggi, una video intervista dell’ex Presidente del Consiglio in cui, dopo il verdetto di primo grado, dichiarava che il suo Governo non aveva mai ricevuto minacce mafiose. Berlusconi è stato citato a deporre proprio dai legali di Dell’Utri. La Procura generale si è opposta alla richiesta: “questa è un’aula di giustizia, non uno studio televisivo” ha detto il pg Giuseppe Fici. La corte si è ritirata in camera di consiglio per decidere.

L’ex premier Silvio Berlusconi, citato come teste assistito davanti alla Corte d’Assise d’Appello che celebra il processo di secondo grado sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’ex presidente del Consiglio ha negato anche il permesso di farsi riprendere e fotografare in aula. “Su indicazione dei miei legali, mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, ha detto l’ex premier alla corte, dopo avere fatto sapere di non volere essere né filmato, né fotografato. Appena entrato in aula i giudici gli avevano illustrato le prerogative garantitegli dallo status di teste assistito, status determinato dal fatto che a suo carico pende una inchiesta a Firenze sulle stragi del ’93, quindi su fatti “probatoriamente collegati” a quelli oggetto del processo “trattativa”. La corte, dunque, ha preliminarmente avvertito l’ex premier della possibilità di non rispondere precisando, inoltre, che qualora avesse risposto avrebbe assunto “l’ufficio di testimone”, quindi avrebbe dovuto dire la verità. In aula c’erano anche i legali dell’ex premier, gli avvocati Franco Coppi e Nicolò Ghedini. Berlusconi ha lasciato l’aula bunker poco prima di mezzogiorno.

 

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11 Novembre 2019, 10:37

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